A Inzago la festa dei coltivatori nell'anno della crisi

Gli agricoltori ringraziano, dopo aver offerto i frutti della terra sull’altare. Poi, schierano i trattori in piazza per la benedizione

La festa con la benedizione della macchine agricole a Inzago

La festa con la benedizione della macchine agricole a Inzago

Inzago (Milano), 27 novembre 2017 - I coltivatori ringraziano, dopo aver offerto i frutti della terra sull’altare. Poi, schierano i trattori in piazza per la benedizione. Inzago ripete il rito che affonda le radici nella tradizione, un anno dopo l’altro, senza mai tradire. Anche se gli affari non sono più quelli di una volta. Ad aprire l’esercito della terra, il sindaco Andrea Fumagalli, in cabina, su un modello retrò, accanto agli altri. Un modo per ricordare a tutti da dove si viene e dove si va. Ma anche che da qui passa un importante asset economico del territorio. Solo che adesso bisogna fare i conti con le bizze del clima, che si porta via ricchezza. I dati sull’annata sono impressionanti. Meno 40% di soia, meno 30 di foraggi, meno 50 di miele. I colpi di calore dell’estate hanno lasciato il segno sulle piante di mais, la perdita stimata di produzione è tra il 10% e il 15% rispetto al 2016.

La siccità, invece, ha inciso sui foraggi, per i quali il calo sarà nella previsione più nera di un terzo del raccolto. Poteva andare peggio. Il Nord Est Milano si è salvato grazie all’ottimo sistema irriguo: «Senza, sarebbe stato il disastro. Ci ha permesso di resistere alla grande sete – spiega Alessandro Rota, presidente Coldiretti di Milano,–. Il bilancio è meno negativo di quello di altre zone del Paese». Non è stato gratis, avvisa, però, il numero uno della categoria. «Alla scarsità di piogge abbiamo supplito con irrorazioni extra, che hanno fatto impennare la bolletta energetica e gli straordinari». Sulle coltivazioni di soia al caldo si è aggiunta l’azione della cimice asiatica, che ha bucato i baccelli succhiandone il contenuto fino a farli marcire, con riduzioni previste che sfiorano la metà degli investimenti.«Dobbiamo abituarci a fare i conti con sbalzi climatici improvvisi e repentini. Il weekend appena passato lo dimostra - aggiunge Rota -. La parola d’ordine è flessibilità. In questo contesto è fondamentale valorizzare i prodotti «Made in Italy», anche nei confronti dell’industria di trasformazione». La situazione resta delicata negli alveari, dove il miele è metà dell’anno scorso. Colpa delle gelate primaverili e dell’afa estiva che, seccando i fiori, hanno finito per tagliare i viveri alle api. Va meglio nelle stalle, dove è cresciuta la produzione di latte. Più 5%, che corrisponde a un miglioramento del prezzo di vendita all’industria di 12 centesimi. Idem per gli allevamenti di suini, con quotazioni che salgono sia per i maialini (+30%) che per le carni da macello (+13%).