Inzago, il mondo in pugno col guanto bionico

L'avventura di successo di Nex Industries. «Un gesto per ogni dispositivo: così è nato Tactigon skin»

Il fondatore Massimiliano Bellino

Il fondatore Massimiliano Bellino

Inzago (Milano), 6 dicembre 2019 - Semplici movimenti delle braccia per giocare ai videogame, utilizzare software del Pc, disegni 3D e addirittura un drone o il braccio di un robot. Tutto con un piccolo dispositivo senza cavi e facilmente indossabile, grazie al quale un’azienda nascente di Inzago sta scrivendo il futuro. L’idea è di Next Industries, startup nata nel 2014 per idea di Massimiliano Bellino, 45 anni, con i soci Nadia Giuliani e Fabiano Panzera e oggi formata da sette persone. Hanno progettato “Tactigon Skin”, gesture controller con intelligenza artificiale, in grado di riconoscere sedici diversi movimenti e compiere numerose azioni come guidare un veicolo o muovere un personaggio in un videogame, ingrandire o rimpicciolire le immagini. Ben accolto al Maker Faire di San Francisco, al Cebit di Hannover in Francia e Gran Bretagna, è prossimo al lancio sul mercato.  

Massimiliano, come è arrivato a fondare Next Industries? «Ho un percorso di studi da ingegnere e programmatore tecnico per automazione industriale, esperienze di project manager e nel marketing e un diploma di Master of Business Administration alla Mip, la Business School del Politecnico. Dal 1998 ho lavorato come dipendente, poi come consulente e nel marketing, progettando siti per l’e-commerce; nel 2010 la prima esperienza imprenditoriale, un’azienda di ingegneria dell’automazione. Un progetto che mi ha portato, nel 2014 e con alcuni dei vecchi soci, alla nascita di Next Industries».  

Una startup a tutti gli effetti? «Preferiamo chiamarla “small-medium enterprise”. Una realtà nata grazie a un imprenditore locale che voleva innovare e digitalizzare il suo settore. Gli è piaciuta la nostra idea di business: abbiamo iniziato con dispositivi per sensori e monitoraggio strutturale, ambientale e industriale: ponti, dighe, gallerie e valanghe. Abbiamo rimpicciolito la nostra tecnologia per aprirci a mercati non solo infrastrutturali. Ne è nato un sensore indossabile in ambito sportivo. Poi è nata Tactigon Skin».

Quanto tempo ha richiesto la sua produzione? «Volevamo che la mano rimanesse libera: ecco perchè Tactigon Skin si indossa tra pollice e indice. Il progetto ha richiesto un paio di anni, uno per lo sviluppo. Oggi guardiamo alla prossima uscita sul mercato. Stiamo lavorando con il Politecnico di Milano sia per l’intelligenza artificiale che per la parte di interaction design. A gennaio saremo al Ces di Las Vegas e stiamo pensando di avviare una campagna di crowdfunding, per mandarlo in produzione e presentarlo al mondo».  

Come è venuta l’ispirazione? «Grazie a mia figlia. Un giorno, mentre guardavamo insieme il film Iron Man, mi ha detto: anche io vorrei una cosa simile, da comandare. Abbiamo preso spunto dalla chitarra abbiamo pensato alla forma di una molletta che fasciasse la mano: un design molto apprezzato. La ricarica avviene via Usb, è compatibile con Android e in futuro con iOS».