Gessate: "Primo sciopero in cinquant’anni alla Technor"

Sono sette i licenziamenti annunciati dall'azienda

Sono sette i licenziamenti annunciati alla Technor Italsmea

Sono sette i licenziamenti annunciati alla Technor Italsmea

Gessate (Milano), 23 febbraio 2019 - La licenziata più “anziana”, più di trent’anni di servizio, è la nipote di chi fondò l’azienda 50 anni fa, «e quello di oggi, in 50 anni, è il nostro primo sciopero. Non ne siamo contenti. Avremmo preferito essere al nostro posto, a lavorare». Sono sette i licenziamenti annunciati alla Technor Italsmea (spa del Gruppo francese Marechal) di Gessate, 107 dipendenti a oggi, azienda leader della produzione di materiale elettrico antideflagrante per il settore oil&gas. Il licenziamento collettivo deciso nel novero di un riassetto aziendale sarà effettivo dal primo marzo. I sette sono tutti del settore impiegati, con mansioni diverse. «I nostri nomi individuati, ci hanno detto, sulla base di parametri. Ma non li conosciamo. Lavoriamo qui da anni. Mai una lettera di richiamo, mai un problema. Ci hanno fatto sentire “inutili e costosi”. Forse costa meno assumere altri. Cosa che già si sta facendo».

Grande adesione, ieri mattina, allo sciopero con presidio di due ore indetto da Fim Cisl davanti allo stabilimento di via Italia, nella zona industriale. La doccia fredda era nell’aria, dieci giorni fa le ufficializzazioni dei nominativi. Sconcerto, rabbia. «L’azienda - racconta Maria Teresa Castaldo, la più anziana in servizio fra i sette esuberi - ha iniziato a convocarci uno alla volta, “per illustrarci la nostra situazione”. È stato umiliante. Non solo per il prospetto economico. Hanno promesso a chi di noi si prenda un periodo di ferie e riesca a ricollocarsi altrove “una bella lettera di referenze”. Non c’è stata umanità». L’origine del riassetto. Raccontano i dipendenti, e fra loro Francesco Cannizzaro e Nicolò Pellegrino, altri due nomi dalla lista “nera”. «Dicono che l’azienda è in perdita e che il fatturato è calato rispetto all’anno scorso. Ma l’ultimo report dal gruppo, che pure definiva la performance dell’anno “inferiore alle aspettative” non parlava di catastrofe. Un anno fa il direttore neo insediato mostrò grande ottimismo, disse che con noi si sentiva “seduto su una pentola d’oro”. Meno male». Sette famiglie. «Ho tre bambini a casa - così Cannizzaro -. Hanno 7, 13 e 14 anni. Non posso permettermi tutto questo».

I lavoratori si compattano attorno ai colleghi licenziati. Hanno dato disponibilità ad una solidarietà, «ma picche». «Ora portiamo il caso ai tavoli della Regione - così Damiano Corcella di Fim Cisl - valutando altre iniziative. È una situazione incomprensibile. L’ultimo incontro fu in dicembre, e nessuno parlò di esuberi. Non c’è ascolto. Nemmeno rispetto alla disponibilità alla flessibilità e al cambio mansione». In azienda il direttore dello stabilimento Giorgio Consolaro. «Lo sciopero è autorizzato - dice brevemente - e l’azienda non ritiene di aver nulla da dire. Salvo una precisazione. Ci si accusa di non aver dato risposte o chiarimenti. Non è vero, sono stati tutti forniti ai sindacati». Niente altro? «Tutto qui».