Trezzo sull'Adda, feste e social contro la crisi

I negozianti cercano ricette anti aumento dell’Iva

Una manifestazione in costume

Una manifestazione in costume

Trezzo sull’Adda, 30 settembre 2019  -«Se aumenta l’Iva, chiudiamo», il cavaliere non ha dubbi. Tremano i commercianti del fiume in attesa della manovra del governo, 500 vetrine da Trezzo a Inzago, tutte con un punto interrogativo sul futuro. «La crisi per noi non è finita - aggiunge Giuseppe Legnani, presidente di Confcommercio dell’Adda Milanese, storico esercente di Cassano -. Le famiglie hanno pochi soldi in tasca e fra vendite on line e outlet è una battaglia quotidiana. Se i prezzi salgono per effetto delle imposte, ci danno il colpo di grazia». La mappa dei negozi è molto cambiata in questi anni: «La grande moria è finita, fra il 2008 e il 2015 abbiamo assistito a un progressivo impoverimento del tessuto al dettaglio. Si è salvato lo zoccolo duro, anche grazie alla conversione sui social». Corsi per usare i nuovi mezzi di comunicazione, qualità, e trasparenza a tutela del pubblico sono gli ingredienti che l’associazione ha messo in campo per traghettare gli iscritti lontano dalle secche della recessione. La selezione è stata durissima. «Ora, servono incentivi ed eventi», dice il presidente. Vanno in questa direzione le sagre che stanno per partire in zona, «inviti allo shopping» e le richieste di collaborazione rivolte alle istituzioni: «Comuni e Regione», perché rilancino bandi per start-up e restyling di attività che devono rimettersi al passo con i tempi. Vaprio ne ha chiuso uno un anno fa, 15mila euro, per incentivare gli indecisi a fare il grande passo e alzare la saracinesca. «Un modello che dobbiamo replicare dappertutto», sottolinea Legnani, con la doppia finalità di rivitalizzare i centri storici e di dare una mano allo sviluppo. Le perle dell’Adda hanno sofferto la chiusura di diverse botteghe, ma adesso il peggio sembra alle spalle. «A meno che Roma non ci metta lo zampino. Finché i numeri della manovra non saranno definitivi restiamo in pericolo. Sul territorio la propensione alla spesa è scarsissima e tanti clienti faticano ad arrivare a fine mese». E poi c’è la concorrenza sleale. «E-commerce e svendite continue devono essere regolamentati, altrimenti ci ritroviamo nel Far West. Noi, negozietti sotto casa costretti a rispettare lacci e lacciuoli, e gli altri che dormono fra sette guanciali con guadagni stellari». «Le amministrazioni possono fare molto e non solo sul fronte dei finanziamenti: città vivaci sono più sicure e redditizie per tutti. Le nostre attività sono il primo presidio contro la desertificazione sociale».