Inzago non vuole un'altra Fatima: "Pronti per la stretta sui centri islamici"

Il sindaco Andrea Fumagalli: "Ben vengano le nuove linee guida regionali. Ora l'associazione Stella dovrà fornire tutta la documentazione. In italiano"

Maria Giulia "Fatima" Sergio (Newpress)

Maria Giulia "Fatima" Sergio (Newpress)

Inzago (Milano), 23 febbraio 2017 - "Centri di cultura islamica, ben vengano le nuove linee guida regionali: siamo pronti a recepirle". C’è anche Inzago, dove opera l’Associazione culturale Stella di via Boccaccio, nella lista dei comuni lombardi sul cui territorio operano centri di cultura islamica non inquadrati come luoghi di culto, e cui sono dirette le nuove e più stringenti linee guida della Regione Lombardia, presentate ufficialmente l’altra mattina al Pirellone dalla giunta Maroni. E il cui motto è "altolà alle moschee sotto mentite spoglie". Attività di culto solo se segnalate e l’obbligo da parte dei Comuni di una variante specifica al Pgt che inserisca il luogo in questone fra le strutture religiose.

Il governatore Roberto Maroni ha spiegato di essere stato indotto a emanare la nuova e più restrittiva circolare dopo una mappatura di casi sottoposti da un’ottantina di Comuni. Fra questi c’è anche, appunto, Inzago, dove il centro culturale Stella di via Boccaccio finì agli onori delle cronache dopo lo scoppio del caso di Maria Giulia Sergio, "Fatima", la foreign fighter italiana condannata in contumacia solo un paio di mesi fa per terrorismo. Nel centro lavorava come custode il padre.

"Personalmente - spiega il sindaco Andrea Fumagalli - ho prestato la massima attenzione alle problematiche legate alla presenza del centro culturale in via Boccaccio sin dall’insediamento, e sul tema avevo avuto un incontro in Regione lo scorso autunno". Nei giorni roventi del "caso Fatima" il centro fu sotto i riflettori: sito di ritrovo per la popolazione musulmana, organizzatore di corsi e iniziative, ma anche dei canonici momenti di preghiera. "Non siamo una moschea - ribadirono allora i referenti - preghiamo solo se siamo qui nell’orario in cui è necessario farlo".

"Ciò che ho fatto in questi mesi - spiega ancora Fumagalli - è stato chiedere nuovamente elenchi dei soci, documentazione sulle attività, sulla regolarità urbanistica e sull’idoneità delle attività svolte. In italiano, visto che in precedenza erano stati accettati documenti in arabo. Le linee guida della Regione Lombardia erano attese, ora ho richiesto l’intera documentazione e naturalmente si provvederà ad ottemperare".

Sul centro poi aggiunge: "Il controllo sulla sicurezza e il monitoraggio in senso stretto è di competenza di organismi superiori, e sono certo che c’è. Siamo sempre stati chiari sulla linea che avremmo avuto come Comune, massima apertura a fronte di massima trasparenza. Su questa linea proseguiamo".