Ex Galbani a Melzo: all'asta un pezzo di storia italiana

Si parte da quattro milioni di euro. Il sindaco di Melzo Antonio Fusé: "Se mi inviteranno all’apertura delle buste ci sarò"

L'area oggi abbandonata

MELZO - AREA DISMESSA EX GALBANI - FOTO CANALI/ANSA - PER REDAZIONE MARTESANA/METROPOLI - CERRI/PINCIONI/STIMOLO

Melzo (Milano), 26 giugno 2020 -  Una data saltò in aprile, causa emergenza Covid, dal Tribunale fallimentare un nuovo appuntamento, a fine luglio: asta per le aree ex Galbani, si vende sempre per quattro milioni, "resto muto e a dita incrociate - così il sindaco Antonio Fusé -, ma se mi inviteranno all’apertura delle buste ci sarò. La speranza di chiudere questa partita così incredibilmente sfortunata è sempre accesa".

L’avviso circolato nei giorni scorsi è praticamente fotocopia di quello pubblicato sui quotidiani nel marzo scorso. Le offerte di acquirenti interessati dovranno pervenire entro e non oltre il prossimo 29 luglio. Il 30, l’apertura delle buste e il verdetto, 4 milioni l’importo di alienazione. Più che vendere, si svende. Ma un operatore eventualmente interessato dovrà accollarsi i debiti: incluso quello, milionario, con il Comune, per anni di imposte locali non versate. Quella battuta una prima volta ad aprile e rilanciata in queste ore è la prima asta battuta dal momento del fallimento della proprietà Imel, che risale al dicembre 2018.

L’alienazione è unica per due lotti distinti: 29mila metri quadrati per circa 88mila metri cubi edificabili il lotto centrale in zona stazione, che ospitò lo storico stabilimento, 20mila metri di superficie per 60mila di volumetria edificabile la Suinopoli Molgora decentrata, ovvero il complesso delle ex porcilaie sulla Cerca. Entrambi i siti sono ormai l’immagine stessa del degrado. In centro le macerie e i vecchi stabili ancora in piedi sono circondati da una foresta di sterpaglie. Peggio messe le porcilaie, già sequestrate lo scorso anno per scarico abusivo di rifiuti. Proprio nei giorni scorsi, un principio di incendio e ulteriori segnalazioni di andirivieni sospetti e di presenza di senza tetto ha risollevato il problema vigilanza e sicurezza. Per l’amministrazione comunale una doppia spina nel fianco.

"Non so come ripetere -  riprende il sindaco Antonio Fusè - che quelle sono aree private, in mano a curatore, dove noi non possiamo mettere piede né intervenire. In passato ottenemmo il permesso per qualche pulizia in centro, dove è cronico il problema dello scarico di rifiuti. Ma in generale abbiamo le mani legate. Non possiamo che sperare nella vendita". Dal fallimento della proprietà ad oggi sono stati numerosi gli operatori palesatisi in Comune, e apparentemente interessati alla partita. Ma nessun confronto è arrivato al traguardo.