Trezzo, il Wwf: "In quarantena? Alla finestra col binocolo"

L’appello dall’oasi Le Foppe: senza l’uomo, spettacolo unico di uccelli migratori, da osservare in quarantena

Per gli appassionati di safari fotografici l’assenza di persone è un'occasione

Per gli appassionati di safari fotografici l’assenza di persone è un'occasione

Trezzo sull'Adda (Milano), 5 aprile 2020 - Un gruppetto di marzaiole scorrazza indisturbato. Le coloratissime anatre che dall’Africa emigrano verso il Nord, si fermano a metà strada a rifocillarsi, Trezzo è uno dei loro “hotel” preferiti nel lunghissimo viaggio che compiono ogni anno. E con loro centinaia di migratori che popolano i cieli in queste settimane. "Senza lo stress causato dall’uomo, la fauna è padrona della città, per non parlare delle specie in riproduzione - dice Fabio Cologni, referente del Wwf Le Foppe -. Gli animali non girano così liberamente da almeno cent’anni. E‘ uno spettacolo unico".

E per raccontare il cambiamento, il gruppo lancia “Alla finestra con il binocolo”, "un modo diverso di trascorrere il tempo durante la quarantena – spiega il portavoce -. Di solito facciamo birdwatching in movimento, adesso invece dobbiamo dedicarci all‘osservazione da una postazione statica. Studiare il comportamento di diversi esemplari al tempo del coronavirus ci aiuta a diventare consapevoli degli effetti che le nostre scelte e le nostre abitudini hanno sull’ambiente. Ora, basta alzare gli occhi al cielo per godersi stormi che si spostano da un continente all‘altro, facendo pausa proprio dalle nostre parti".

Poco prima che il governo chiudesse il Paese e le riserve, i volontari avevano piantato 400 nuovi alberi nelle due radure cittadine affidate alle loro cure. «Se non si controbilancia il cemento, continueremo ad avere emergenze sanitarie. Il coronavirus è un avviso di garanzia, dovrebbe servirci a correggere le storture che hanno portato al surriscaldamento del pianeta e alla compressione degli habitat dei quali il Covid-19 è frutto. Altrimenti in un futuro non troppo lontano ci ritroveremo alle prese con un altro bacillo-killer".

Per il sodalizio era già tutto scritto in “Spillover- L’evoluzione della pandemia”, "il libro firmato dal naturalista americano David Quammen dieci anni fa, che nessuno ha preso in considerazione. Eppure, raccontava il contagio di oggi con largo anticipo, - ricorda Cologni - non perché fosse un indovino, ma perché i segnali c’erano e ci sono. Dobbiamo imparare a leggerli. Il legame fra clima e zoonosi - malattie che si trasmettono dall’animale all’uomo - è certificato, se non recuperiamo gli ecosistemi danneggiati ci saranno altre epidemie. Altri morti, altro dolore".