Cernusco, i comitati anti-trituratore vincono un round

L’impianto, criticato da molti, dovrebbe sorgere sul territorio al confine fra Cernusco, Cassina e Bussero

Uno dei banchetti organizzati dal comitato contro l’impianto

Uno dei banchetti organizzati dal comitato contro l’impianto

Cernusco sul Naviglio (Milano), 31 ottobre 2019 - Trituratore, uno a zero per i comitati che non lo vogliono, Arpa e Ats mettono i paletti all’impianto. Barriere anti-rumore, filtri contro le polveri sottili, ma soprattutto un taglio netto alla produzione. Sono le condizioni da cui Città Metropolitana non potrà prescindere per pronunciarsi sull’autorizzazione dell’impianto alla Fornace di Cernusco. A sottolineare l’importanza del contributo tecnico, il consigliere regionale dei 5 Stelle Massimo De Rosa. Due settimane fa era stato proprio lui a far notare la lacuna "tecnica" sul polo per il recupero di resti di cantiere che dovrebbe sorgere al confine con Bussero e Cassina, esattamente a 200 metri da abitazioni e da una scuola dell’infanzia. Una posizione che ha fatto saltare sulle barricate amministrazioni e cittadini, contrari al suo arrivo. "Secondo Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) il quantitativo stimato di rifiuti che potrebbero essere trattati nel nuovo sito industriale è superiore rispetto agli spazi e alle dimensioni a disposizione - spiega De Rosa -. In pratica l’impresa non potrebbe raggiungere la produttività che dichiara. Questo passaggio è fondamentale, potrebbe infatti inficiare l’intera sostenibilità economica del progetto, che tramonterebbe. Arpa stessa pone all’ex provincia, alla quale spetta la decisione nel merito, la richiesta di rivalutare le istanze della Demid srl, l’azienda che vorrebbe realizzarlo, in funzione di quelli che possono essere i quantitativi effettivamente riciclati".

"Anche Ats ha elencato le proprie condizioni – prosegue il consigliere -. Si tratta innanzitutto di parametri relativi all’impatto acustico. La prima prescrizione riguarda la necessità di una barriera fonoassorbente e poi di un test sul rumore da portare a termine a linee funzionanti. Il secondo aspetto attiene alle polveri. Il macchinario che verrà installato dovrà essere dotato di un nebulizzatore per l’abbattimento delle stesse, le cui emissioni andranno comunque nuovamente valutate a trattamenti in corso". "Ora il quadro è più completo, da qui in poi lavoreremo insieme ai comitati locali, ai nostri attivisti e ai portavoce in Consiglio comunale, per capire se questo tipo di disposizioni siano o meno sufficienti a rassicurare i cittadini - spiega De Rosa -. Restiamo comunque in attesa di conoscere la documentazione relativa alle integrazioni richieste sia da Ats che da Arpa. Riteniamo che le informazioni fornite dalle agenzie siano di fondamentale importanza dal momento che vincolano dettagliatamente la futura autorizzazione con criteri dei quali Palazzo Isimbardi dovrà tener conto.

Non solo, ci consentono di monitorare l’andamento dei lavori e l’iter di realizzazione dell’impianto, dal momento che il mancato rispetto delle direttive potrebbe trasformarsi in un alt, anche dopo l’avvio dell’attività". "Una valutazione precisa non può prescindere da contenuti scientifici, è un passaggio fondamentale prima di prendere una decisione sulla costruzione", sottolinea il consigliere. A far propendere molti per il no c’è anche l’autosufficienza della Lombardia nella gestione di questo tipo di rifiuti, non pericolosi, che renderebbe superfluo un altro centro di gestione. Apprezzati in teoria anche dagli ambientalisti come tasselli di un’economia circolare auspicata da più parti, ma in pratica Il problema è la collocazione, sbagliata. Il fronte del no ha mobilitato quasi 4mila contrari che si sono affrettati a mettere una firma sulle petizioni per chiedere a Città Metropolitana di respingere la pratica per sempre. In campo ci sono il Coordinamento sovracomunale guidato dalla paesaggista Francesca Colombo e i comuni di Bussero e Cassina. On-line e ai banchetti hanno coagulato un esercito pronto "a difendere il territorio".