Cernusco, in bicicletta contro il trituratore

In 150 hanno partecipato alla protesta. Presente anche Legambiente

Il presidio di Legambiente

Il presidio di Legambiente

Cernusco sul Naviglio (Milano), 29 settembre 2019 - In bicicletta con Legambiente per dire no al trituratore a Cernusco. Ieri, nuova protesta contro l’impianto affidata a un doppio corteo da Cassina e da Bussero. I gruppi si sono riuniti alla Fornace sul Naviglio, la frazione che dovrebbe accogliere le linee della Demid srl per il recupero di scarti di cantiere. Una lavorazione che di per sé trova il favore degli ecologisti "va nella direzione che auspichiamo dell’economia circolare - spiega Barbara Meggetto, presidente regionale di Legambiente, in città per l’occasione -. Quel che non va è la posizione. Le linee sono troppo vicine alle case e a un asilo a Cassina e alla zona industriale di Bussero". Per opporsi all’arrivo del polo sono saltati in sella in 150. L’iniziativa arriva dopo il secondo passaggio in Città Metropolitana del progetto, l’autorizzazione spetta proprio a Palazzo Isimbardi, in entrambe le occasioni il sindaco Curzio Rusnati (Bussero) ha ripetuto che "occorre trovare una soluzione alternativa a quella sul tappeto, che rispetti i diritti delle comunità senza ledere quelli dell’impresa".

E l'ha fatto anche ieri al presidio di attivisti e cittadini. "È sufficiente cambiare luogo - ribadisce - così com è adesso il trituratore porterebbe più smog e più rumore, ecco perché siamo scesi in campo" . Ai banchetti sono state raccolte firme per la petizioni che hanno già fatto incetta di adesioni. Il pressing su Cernusco è perché la giunta Zacchetti vincoli l’area su cui dovrebbe sorgere la struttura. I Consigli comunali dei vicini si sono già espressi contro l’insediamento, e ora la patata bollente potrebbe arrivare in aula anche a Villa Greppi. Lo chiede Rita Zecchini (La Città in Comune-Sinistra per Cernusco), all’opposizione, dopo aver aderito al Comitato "No-trituratore". "Se messi nei punti giusti questi impianti utili. Stavolta, diciamo no perché il fabbisogno in Regione è coperto al 100% e, nel caso specifico, il posto è completamente sbagliato: avrebbe un impatto negativo sulla qualità della vita dei residenti e dei lavoratori della zona", spiega il capogruppo. Una tesi che i confinanti portano avanti da mesi insieme a un esercito di cittadini in ansia per il piano. Sulla piattaforma change.org le firme a sfavore sono già 1.300.