Sasso killer a Cernusco: ancora nessun colpevole

Cinquanta interrogatori in tre mesi: la morte di Stella resta impunita

Nilde "Stella" Caldarini

Nilde "Stella" Caldarini

Cernusco sul Naviglio (Milano), 10 febbraio 2018 - Il colpevole non ha  avuto crisi di coscienza. Neanche ieri, dopo le indiscrezioni filtrate sulla perizia medico-legale, che chiarisce che Nilde «Stella» Caldarini è stata colpita dal sasso di un chilo e quattro etti lanciato sulla Pobbiano-Cavenago a Cernusco, il 10 novembre, da una montagnetta. Un gioco assurdo, finito in tragedia con la morte della volontaria di 62 anni, pochi minuti dopo, e non per spavento. Ma per lesioni dovute all’impatto. L’indagine dei carabinieri di Cassano, coordinata dal pm di Milano Silvia Bonardi, non si è mai fermata. Una cinquantina di ragazzi sono stati sentiti e risentiti in questi mesi, alla ricerca di un indizio che potesse portare alla svolta. A un arresto, cioè, per omicidio volontario con dolo eventuale.

Per gli inquirenti, chi giocò al tiro al bersaglio quella sera accettò consapevolmente il rischio di poter uccidere. L’autopsia scava e fa emergere un altro pezzo di verità. L’infarto che ha colto l’impiegata dopo che il parabrezza della macchina è andato in frantumi, non è frutto di choc. Eppure, il peso di chi si porta dentro quella leggerezza non l’ha spinto a presentarsi in caserma. Il quartiere, file e file di palazzine anonime, è stato setacciato palmo a palmo. Ma si sono trasferiti tutti da poco, nessuno è legato al contesto. Un’estraneità che si percepisce, specialmente quando si chiede se e chi frequenti il parchetto dietro al terrapieno usato per scagliare la pietra. Le risposte sono evasive. Scalarlo è facile, ed è facile anche passare inosservati, a maggior ragione in una notte come quella in cui la comitiva di cinque amici rientrava a casa in macchina da Pontirolo, alla fine di un incontro di preghiera. Sotto, c’è un parcheggio, ci si sbuca dopo aver percorso un sottopassaggio-salotto per vandali. Le pareti sono piene di scritte con la bomboletta. Segno che qui, qualcuno, si rifugia abitualmente. Forse, come in altri casi simili in passato, è stata la noia la molla che ha spinto il responsabile a prendere la mira.