Cernusco, Nilde colpita e uccisa dal sasso lanciato contro l'auto

La perizia: l’impiegata non morì d’infarto

Il sasso ha centrato il parabrezza

Il sasso ha centrato il parabrezza

Cernusco sul Naviglio (Milano), 9 febbraio 2018 - Resta senza un colpevole la morte di Nilde Caldarini, ma gli accertamenti hanno consentito di arrivare a un primo punto fermo, che cambia le carte in tavola. L’impiegata di Cernusco sul Naviglio non è morta per lo choc, ma perché è stata colpita dal blocco di pietra, dal peso di un chilo e due etti. Un masso scagliato la sera del 9 novembre, da una persona ancora non identificata. Un lancio partito dal terrapieno a di cinque metri che sovrasta la strada Pobbiano-Cavenago.

Qualcuno ha giocato al tiro al bersaglio, centrando in corsa l’auto con la quale la 62enne tornava, con altre quattro persone, da un incontro di preghiera nella Bergamasca. Il blocco ha sfondato il parabrezza, il guidatore ha bloccato la vettura, lei è uscita dall’abitacolo della Opel e si è accasciata a terra, sotto gli occhi degli amici. Quando è stata trasportata all’ospedale San Raffaele il suo cuore aveva già smesso di battere. Inizialmente era stata ipotizzata una morte per infarto, provocato dallo spavento. Sembrava che la pietra l’avesse solo sfiorata cadendo ai suoi piedi, sul tappetino. Dalla consulenza medico-legale disposta dal pm di Milano Silvia Bonardi, che in seguito all’episodio aveva aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio volontario, è emersa però un’altra verità. Nilde Caldarini, infatti, è stata colpita direttamente dal sasso. Una violenta botta sullo sterno, che avrebbe provocato la morte della 62enne. I consulenti sono giunti a questa conclusione al termine di lunghi e complessi accertamenti, partiti dall’autopsia sul cadavere. Intanto proseguono le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dal pm Bonardi, per arrivare ad individuare i responsabili. Indagini complicate anche dal fatto che non ci sono telecamere che abbiano ripreso il lancio del sasso, né sarebbero arrivate informazioni decisive dai testimoni ascoltati.

Gli investigatori hanno anche cercato tracce biologiche sul masso e sul terrapieno dal quale è stato scagliato, ma per ora non sarebbero emersi elementi utili. L’inchiesta ipotizza il reato di omicidio volontario con «dolo eventuale», ossia per gli inquirenti chi lanciò la pietra quella sera accettò consapevolmente il rischio di poter uccidere. La piccola comitiva nell’auto, cinque persone in tutto, faceva parte di un gruppo di preghiera che stava tornando a casa, verso le 23.30, da Pontirolo Nuovo, nella Bergamasca. Il blocco di pietra ha colpito in pieno la vettura sulla strada provinciale 121 a Cernusco sul Naviglio e le persone a bordo, nelle fasi concitate, sono riuscite a fornire agli investigatori solo informazioni frammentarie. A distanza di tre mesi dalla tragedia, quindi, proseguono gli sforzi per rintracciare gli autori del gesto. La famiglia di Nilde, un marito e una figlia trentenne, era già stata sconvolta in passato da un altro dramma, la morte del figlio di 24 anni. La donna si era dedicata al volontariato, spendeva il suo tempo libero nel recupero dei giovani caduti nel tunnel della droga. Ogni giovedì si riuniva con loro nella piccola comunità dove prestava servizio, come aveva fatto anche la sera della tragedia.