Cassina de' Pecchi, sfratto alla Cascina Moretti

La famiglia Cassi è stata allontanata: la madre è ricoverata

La famiglia ha dovuto lasciare la proprietà

La famiglia ha dovuto lasciare la proprietà

Cassina de' Pecchi (Milano), 22 giugno 2019 - In lotta dall’inizio degli anni Novanta per mantenere la proprietà del fondo agricolo nella località Sant’Agata, la famiglia Cassi ha dovuto abbandonare la cascina dove abitava da 70 anni per effetto dello sfratto esecutivo ordinato dal tribunale. L’Ufficiale Giudiziario si è ripresentato in cascina Moretti per applicare quello sfratto più volte rimandato eseguito questa volta giovedì mattina non senza problemi per la sistemazione di una donna 85enne, costretta a letto da patologie dovute all’età, che abitava fra quelle mura.

"Sulla notifica dello sfratto figura solo il mio nome e quello di mio fratello - sostiene Mariangela Cassi - Mia madre non è destinataria di nessun decreto di sfratto, aveva tutto il diritto di rimanere lì. Detto questo, sono davvero rimasta allibita nel constatare che pur di sbatterla fuori dalla sua abitazione hanno utilizzato il pronto soccorso come luogo dove trasportarla liberandosi così del problema per la sua destinazione e avendo nello stesso tempo via libera nel procedere allo sfratto. Vorrei poi ricordare che si è proceduto all’esecuzione di una sentenza del tribunale non definitiva alla quale ci siamo opposti e siamo in attesa di risposta dalla Cassazione. Mi domando, cosa accadrà se, come sono sicura, in qualche modo la Suprema Corte dovesse rivedere quella sentenza; chi ripagherà i danni causati a tutti noi?".

Il sindaco chiarisce la posizione del Comune in merito alla destinazione dell’anziana donna: "I due figli hanno rifiutato l’aiuto dei servizi sociali - così il primo cittadino Elisa Balconi - asserendo che se ne sarebbero presi cura loro direttamente". La vicenda alla fine giornata ha registrato un finale preoccupante, mamma 85enne ancora al pronto soccorso in attesa di una destinazione e i due fratelli Cassi costretti a vivere in macchina. Per loro, fra l’altro, dal tribunale è arrivata anche la revoca ad accudire gli animali tutt’ora in custodia al sindaco. "Roba da non credere - conclude Mariangela Cassi - ci è stata tolta la possibilità di accudire i nostri animali sostituendoci con quella persona indagata per maltrattamento alle nostre mucche. Sarà un caso, ma in questi giorni le vacche sono ritornate a non mangiare e non sono state munte". La vicenda resta ancora legata alle carte giudiziarie con quell’attesa da parte dei Cassi della sentenza della Cassazione che potrebbe rimescolare le carte sul futuro di una famiglia e quello di 70 mucche da latte.