Fidanzati morti in A4: un anno e mezzo all’investitore

Condannato l'imprenditore Cristian Vitali, delusione dei genitori dei ragazzi: "Pena troppo lieve"

 L’automobile distrutta su cui viaggiava la coppia di fidanzati

L’automobile distrutta su cui viaggiava la coppia di fidanzati

Bergamo, 23 marzo 2018 - Un anno e 6 mesi di reclusione per omicidio colposo e il ritiro della patente per 4 anni. È finito così il processo contro l’imprenditore Cristian Vitali, 42 anni, amministratore delegato dell’omonima impresa di costruzioni di Cisano Bergamasco, che la mattina del 20 agosto 2015, lungo l’autostrada A4, tra Dalmine e Capriate, mentre erano in corso dei lavori di manutenzione, aveva provocato, alla guida della sua Mercedes 350, l’incidente in cui erano morti due giovani fidanzati dell’hinterland milanese: Giuseppe Algeri e Francesca Squeo, 27 anni lui e 23 lei, compiuti proprio quel giorno, tornavano da Orio dopo aver accompagnato la sorella di Francesca, in partenza per una vacanza. Una perizia tecnica disposta dal pm Carmen Pugliese, che al termine della requisitoria aveva chiesto una condanna a 5 anni, ha stabilito che Vitali, poco prima dell’impatto, era al cellulare. Dopo la lettura della sentenza, emessa dal giudice Massimiliano Magliacani, i famigliari delle vittime, che sono state risarcite da Vitali, non hanno trattenuto la rabbia per l’esito del processo.

«La pena è troppo bassa, non è giusto - hanno sottolineato Vincenzo Squeo e Maria Russo, i genitori di Francesca, originari di San Giovanni Rotondo ma residenti a Cascine San Pietro, la frazione oltre il fiume di Cassano d’Adda -. Dovevano dargli 10 anni. Vitali non si è fatto sentire con noi, non ha mai pronunciato una parola di pentimento, non si è mai fatto vedere in aula dicendo che stava male. Ma il suo ci sembra il comportamento di una persona tutt’altro che addolorata. La vita di nostra figlia è stata spezzata negli anni migliori. Sotto l’aspetto umano non c’è stata nessuna considerazione per il nostro dolore». Delusi dalla sentenza anche i genitori di Giuseppe Algeri, papà Arturo, che è scoppiato in un pianto dirotto e ha preferito non rilasciare dichiarazioni, e mamma Angela Agostinelli, di Pessano con Bornago.

«È uno schifo - ha detto la donna -. Ha ammazzato due ragazzi nel fiore dell’età e se la cava così. Sapeste che strazio, certe sere, quando l’assenza di mio figlio si fa più pressante. Sembra che il cuore mi scoppi nel petto». Per l’avvocato Filippo Dinacci, difensore di Vitali, invece il suo assistito «non è mai venuto in aula, perché sta ancora male per quello che gli è successo e sta seguendo un percorso di cura». La disgrazia era avvenuta alle 9,25. Due mezzi in corsia d’emergenza stavano avvisando che che c’erano operai al lavoro sull’A4. Un terzo, in quarta corsia, anticipava appena gli uomini che si occupavano della manutenzione.

Il cantiere era mobile: un furgone si spostava a passo d’uomo fermandosi dove era necessario intervenire. Gli automobilisti si aspettavano un mezzo in lento movimento ma quel giorno il cantiere si era bloccato per via di un’auto in avaria sulla quarta corsia. Il mezzo con i lampeggianti era rimasto dietro per segnalare il pericolo. La vettura dei ragazzi aveva rallentato e si era fermata a qualche centinaio di metri, probabilmente in attesa di potersi spostare. Invece era arrivata la Mercedes di Vitali e i due fidanzati non avevano avuto scampo: Giuseppe, che lavorava come commesso, e Francesca, truccatrice dopo gli studi alla Making Beauty Academy, sono morti sul colpo.