Fase 2, a Cassano, commercianti senza certezze

Esercenti scoraggiati: "Ripartiamo lunedì ma non sappiamo come"

Giuseppe Legnani, dirigente della Confcommercio dell’Adda Martesana

Giuseppe Legnani, dirigente della Confcommercio dell’Adda Martesana

Cassano d'Adda (Milano), 16 maggio 2020 - Prima del Covid la situazione era critica, ma con la pandemia gli affari sono crollati. Centralino bollente alla Confcommercio dell’Adda Milanese, a 48 ore dalla riapertura dei negozi con più punti interrogativi che certezze. Chiamano per sapere a quali condizioni si potrà rialzare la cler, "la nostra Fase 2 è un’incognita. Questa confusione è disastrosa, rischia di strozzarci", dice Giuseppe Legnani, alla testa degli esercizi della zona. A lui fanno capo 500 vetrine fra Trezzo e Cassano sopravvissute alla globalizzazione e alla crisi economica di 10 anni fa.

«Ma adesso siamo in un guaio senza precedenti, nessuno escluso. Dall’abbigliamento alle calzature, passando per bar e ristoranti, sino all’arredamento, il mio settore: in attesa delle prescrizioni di Governo e Regione ciascuno si è portato avanti con norme fai da te dettate dal buon senso sui monouso, sulle sanificazioni, ma i costi fissi aumentano e noi dopo due mesi e mezzo senza incassi siamo allo stremo". Tanti aspettano ancora gli aiuti pubblici. "I 600 euro non sono arrivati a tutti, mentre le pratiche per il prestito da 25mila con garanzie statali sono inchiodate – spiega il presidente – senza liquidità non possiamo pagare bollette e fornitori, ricominciare senza benzina nella macchina è difficile". Per la prima volta "il sistema è vicino al collasso, rischiamo il default". Il telefono squilla in continuazione. Dall’altra parte del filo c’è "una categoria che aspetta regole chiare. Invece, assistiamo a uno scaricabarile fra istituzioni indecoroso per chi, come noi, chiede solo di essere messo in condizioni di lavorare. Abbiamo centinaia di dipendenti in cassa integrazione, e davanti un futuro che più nero non si potrebbe. I giochetti in questo momento sono fuori luogo".

«C’è chi non ha potuto sospendere mutui e pagamenti ed è disperato, all’inizio dell’epidemia avevamo detto a chiare lettere che non eravamo in grado di andare oltre i due o tre mesi, adesso siamo al dunque. Se i negozietti affondano si trascinano dietro tutto, c’è chi campa sui nostri affitti. Nessuno di noi ha più la certezza di lasciare l’attività ai figli. Eppure abbiamo fatto sacrifici tutta la vita". Per Milano e Roma una sola richiesta: "Paletti certi, che garantiscano sicurezza, semplici, applicabili e sostenibili, per permetterci di fare i conti e prendere decisioni. Senza un quadro preciso tanti di noi saranno costretti a rinunciare ad andare avanti". "Lunedì il Paese riparte. Ma è sabato e non si sa come".