Metrò leggero in Martesana: il progetto piace a tutti

Sostituirà il prolungamento della Linea 2 Verde della metropolitana da Cologno Monzese

Il primo cittadino Luca Maggioni è fiducioso nel potere richiedere soldi a Roma

Il primo cittadino Luca Maggioni è fiducioso nel potere richiedere soldi a Roma

Carugate (Milano), 3 dicembre 2019 - No ai vagoni volanti che vorrebbe la Lega, sì all’alta velocità urbana. E’ il progetto che fa tirare un sospiro di sollievo ai pendolari della Martesana. Sostituirà l’agognato prolungamento della Linea 2 Verde del metrò da Cologno, il trait-d’union veloce con Milano sognato da migliaia di dipendenti della Silicon Valley italiana. L’aspettano da 40 anni e adesso, forse, ce l’avranno. Dopo un’analisi di diversi scenari possibili, i sindaci di Carugate, Concorezzo, Vimercate, Agrate e Brugherio hanno detto sì all’opzione che verrà messa nero su bianco dagli ingegneri di MM su invito di Palazzo Marino.

Tecnicamente, una metrotranvia alla francese, di ultima generazione, come quella appena inaugurata a Lione e già in funzione a Strasburgo. Niente a che fare con quelle in circolazione oggi a Milano. Per questo gli amministratori interessati preferiscono chiamarla metropolitana leggera. Il concetto è che avrà minori costi di gestione e di realizzazione, pur essendo capace di trasportare in tempi brevissimi dai 3.600 passeggeri ai 5.000 nelle ore di punta, «numeri in grado di soddisfare la domanda della zona», sottolinea Luca Maggioni, primo cittadino di Carugate. E dalle Regione un suggerimento che i Comuni accettano di buon grado: «Le rotaie dovranno arrivare fino allo scalo ferroviario di Arcore». Interconnettersi, cioè, con l’altro grande polo del trasporto pubblico locale. «Ma in un secondo momento per non frenare il progetto principale«, precisano le piazze coinvolte.

Soldi e tempi restano i nodi da sciogliere. «Il Pirellone non ha previsto fondi nel 2020 per la nostra infrastruttura», ricorda Maggioni, che si prepara insieme ai colleghi a sborsare altri 200mila euro a testa – un milione in tutto – per lo studio di fattibilità della metrotranvia. Il primo che ha portato a scegliere la soluzione da approfondire era costato 250mila euro e le giunte ci avevano messo sempre il 40%. L’altro 40 era arrivato dal Palazzo Lombardia e il resto da Milano. «Una ripartizione che vorremmo fosse rispettata anche da qui in poi», insistono i comuni. Ma adesso si parla di 2 milioni e mezzo. Per strappare i fondi, le diplomazie sono già al lavoro.

«Senza intoppi, potremmo richiedere il finanziamento al governo nel 2022 e quattro anni dopo, nel 2026, tagliare il nastro», calcolano i sindaci. Un sogno per chi ha dovuto ingoiare solo bocconi amari sinora. La metropolitana – il treno in galleria costerebbe 900 milioni e i soldi non si sono e non si saranno mai – era contropartita della Teem, l’autostrada c’è, i vagoni no. Dodici chilometri, cinque fermate che ora potrebbero diventare 11, incaricate di dare una sferzata al polo tecnologico che è riuscito a uscire dalle secche della crisi. La metrotranvia costerà tra i 300 e i 400 milioni.