Gorgonzola, 14 aprile 2014 - Ha lottato ed è sopravvissuto all’amico Paolo solo 24 ore. Nel primo pomeriggio di ieri le speranze si sono spente anche per Fabio Pagano, 23 anni. Era al volante della Opel Corsa sportiva, gialla a strisce nere, disintegratasi l’altra notte sulla Padana superiore. Nel tremendo incidente in cui l’amico Paolo Ambrosini, 24 anni, ha perso sul colpo la vita, il giovane autista aveva riportato traumi e ferite gravi: una gamba amputata, lesioni alla testa, fratture.

Le sue condizioni erano state definite disperate fin da subito. Non ha mai ripreso conoscenza. La dichiarazione di morte cerebrale è stata formulata ieri intorno alle 15. Niente da fare per strappare dal sonno Fabio. A nulla sono serviti gli sforzi dei sanitari del San Raffaele, l’affetto e la disperazione dei suoi genitori e dei suoi familiari, senza sosta al suo fianco, e le rabbiose invocazioni dei suoi amici: «Lotta, non mollare».

Ha raggiunto Paolo, compagno di scuola, amico di sempre, una passione comune, quella per i motori e per la corsa. La passione che, non vi sono molti dubbi, li ha traditi in una notte di sfortuna. Paolo e Fabio avevano studiato da meccanici, le auto erano la loro vita. Frequentavano circoli di tuning e circuiti da corsa, condividevano con decine di amici la passione per la strada e il ruggito del motore. Ciò che rimane della Opel Corsa, colorata come le api, impazzita a mezzanotte di venerdì sulla Statale 11, fra Gorgonzola e Villa Fornaci, dice molto più di tante ricostruzioni ufficiali.

Solo pezzi di lamiera fumante, dopo la rovinosa carambola sulla strada e l’urto contro altre due automobili, a bordo delle quali c’erano altri tre ventenni. La dinamica è comunque ancora in corso di ricostruzione da parte dei carabinieri. C’è da capire se qualche cosa sia successo, o se qualcosa si sia parato sulla strada della Corsa, a deviarne la corsa.

Le voci della prima ora parlavano di una moto, di un sorpasso nel buio, prima della sarabanda. Ma questa ipotesi non ha trovato alcun suffragio. E poi, la dinamica è ufficialità. Il dolore e la rabbia, invece, sono un fiume in piena: «Ciao ragazzi - piangono gli amici - ora sfrecciate fra le stelle».
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