Monza, 12 novembre 2013 - U
Decisa il 27 marzo scorso, la proroga era formalmente possibile e apparentemente impeccabile. Se non fosse che in concomitanza con l’insistenza del sindaco per il rinnovo, documentata nelle intercettazioni ambientali nella sede dei Sangalli («quelli dell’ufficio han detto ma è venuta qua la Finanza, come facciamo a rinnovare? Ma lui ha detto no, si rinnova, punto», racconta Giorgio Sangalli alle sorelle Daniela e Patrizia il 14 dicembre 2012, a due mesi e mezzo dalla scadenza del contratto. E ancora il 26 febbraio scorso: «All’opposizione lui ha detto: io sono il sindaco e me ne assumo io la responsabilità») c’è la bizzarra coincidenza di un pagamento in contanti. Soldi fruscianti, letteralmente.
Nelle intercettazioni gli inquirenti sentono Giancarlo Sangalli e la figlia Patrizia contare e ricontare: «3, 4, 5...» fino a venti. È il primo marzo 2013. Ma Concas ne aveva chiesti di più. «Il sindaco mi ha mandato a dire adesso in settimana vengo giù, ci vediamo che beviamo un caffettino. Sì, guarda, perché avevo proprio bisogno almeno una trentina», racconta il padre alla figlia il 26 febbraio. Niente da fare. Tre giorni dopo Sangalli senior esclama: «Gliene do ventimila così è contento e vada via al cul». Lui e Patrizia li mettono in una busta bianca e poi il padre parte alla volta del Municipio di Pioltello. «Attenti se vi seguono», è la raccomandazione della figlia. Lo scambio avviene quella mattina stessa.
Ma non era la prima volta. La relazione Concas-Sangalli era talmente amichevole che, scherzando, l’8 maggio 2012 Giorgio Sangalli aveva pensato di far trovare al sindaco, nella sua stanza d’albergo tre prostitute. Due giorni dopo il rampollo della società decollava alla volta di Amsterdam insieme al primo cittadino e altri due funzionari della Sangalli. Poi durante l’estate la prima richiesta di denaro: «Mi ha chiesto un po’ di soldi — spiega il 18 luglio 2012 Giancarlo a Daniela e Patrizia — deve portare i consiglieri una giornata a spasso, dice sa, un piccolo contributo». Detto fatto, il 27 luglio il capofamiglia spiega alla figlia Daniela: «Vado là adesso». Poi abbassa la voce: «Cinquemila».
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