Gorgonzola, 12 luglio 2013 - Avrebbero dovuto partire, in questi giorni, per un fine settimana in moto. Lui e sua figlia, accomunati dalla passione per le due ruote. Invece l’altra notte ha dovuto soccorrerla mentre moriva sulla strada. L’immagine del padre, volontario dell’ambulanza, che si trova davanti alla figlia investita, ha commosso tutta l’Italia. Un clamore di cui Nerio Papetti, papà 53enne di Beatrice, uccisa da un’auto pirata a Gorgonzola nella notte fra martedì e mercoledì, avrebbe fatto volentieri a meno. Eppure non perde il fare gentile e la misura che lo hanno contraddistinto in questi giorni. «Non sono forte - si schermisce - solo non vedo perché dovrei sfogare la rabbia davanti a chi non c’entra. So bene con chi sono arrabbiato».

Le forze dell’ordine hanno diffuso identikit possibili dell’auto che ha ucciso Beatrice. Lo prenderanno? Lei ci crede?
«Devo crederci, per forza».

Gli elementi raccolti la convincono?
«Ho consegnato io stesso alcuni frammenti trovati sulla strada. Il quadro che emerge dovrebbe facilitare: sono modelli di auto non diffusissimi, riconoscibili. Ci sono le banche dati: se non è un’auto rubata, dovrebbero arrivare al proprietario. Lo spero».

Cosa prova per questa persona?
«In questo momento non trovo le parole per dirlo. Il solo pensiero che ci sia qualcuno che sta vivendo normalmente e andando in giro per strada dopo aver fatto quello che ha fatto mi fa diventare pazzo. Eppure persone così esistono: in trent’anni con l’ambulanza ne ho viste di ogni colore».

La città vi sta dimostrando una grande vicinanza. Gli amici, le visite, la fiaccolata.
«Eravamo incerti se partecipare. Non vogliamo mettere in mostra il dolore. Ma questa iniziativa degli amici di mia figlia è importante. Sì, ci stanno arrivando dimostrazioni di affetto che non ci aspettavamo».

La tragedia di Beatrice è alla ribalta delle cronache.
«Mi rendo conto che è normale. Non ce l’ho con chi si avvicina a noi con gentilezza. Certo ieri mi sono trovato in casa gente senza permesso e mi sono arrabbiato».

Tanta rabbia per questa strada maledetta.
«Beatrice è morta, non ce la restituisce nessuno. Ma qui, dove viviamo noi, vivono decine e decine di altri ragazzi e bambini. Siamo cento persone, che per uscire di casa hanno solo lo stradone e il rischio di lasciarci la pelle».

Il sindaco assicura che il sottopassaggio sarà fatto.
«Lo ha detto anche a me. Me lo avevano assicurato in tanti anche in passato. Non ce l’ho con nessuno. Non voglio che la tragedia di mia figlia sia strumentalizzata. Ma mi si consenta un po’ di risentimento: sono anni che aspettiamo».

di Monica Autunno

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