Melzo, 22 maggio 2011 - Rapina e sequestro di persona. Accuse pesantissime per i due minorenni del napoletano che venerdì hanno saccheggiato la filiale del Banco di Brescia a Melzo. Un colpo progettato per sommi capi a San Giugliano in Campania, da cui erano partiti, e consumato in tempi rapidi poco prima dell’ora di chiusura degli sportelli al pubblico.
L’entrata nell’istituto di piazzale Gramsci dalla bussola che segnala anomalie, e la telecamera che registra tutto. Sono le 15.40. All’interno, tre impiegati e quattro clienti stanno terminando operazioni di routine. In un attimo, il panico. I due adolescenti, di 16 e 17 anni, seguono un copione visto tante volte in tv: «Fermi tutti, questa è una rapina», mentre fanno sventolare nell’aria un coltellino. Immobilizzano i malcapitaticon fascette di nylon e li chiudono in bagno. Prima però si fanno aprire la cassaforte temporizzata dal vicedirettore, terrorizzato. Dentro ci sono 66mila euro. I due mettono le mani sul bottino e lasciano a tutta velocità la piazza, a bordo di una Peugeot 207 azzurra, rubata in mattinata sempre a Melzo. Ma per loro si mette male.

Un impiegato con tenacia si libera dai lacci e chiama il 112. Le divise del capitano Camillo Di Bernardo in tempo reale bloccano tutte le vie di fuga: le pattuglie, mitra in pugno, si moltiplicano. la tensione sale, si cerca la piccola utilitaria. L’auto sospetta spunta sulla vecchia Cassanese. I malviventi sono in trappola: danno gas e cercano di raggiungere la sp13. Ma è proprio sulla Cerca che i militari li tirano fuori dalla macchina. I ragazzini, incensurati, cercano di resistere, ma poi si rassegnano. Ai loro polsi, scattano le manette. In banca, le divise di Cassano sequestrano le fascette di nylon e i nastri della telecamera. Sopra c’è l’intera sequenza del colpo, l’arrivo dei baby-malviventi, i soldi e il momento in cui se ne vanno. Il tutto a volto scoperto. L’inseguimento è stato così rapido che nessuno si è reso conto di quel stava succedendo.
È il secondo colpaccio messo a segno dai carabinieri di Cassano in pochi giorni. Lunedì all’alba sono riusciti a catturare la banda dei videopoker che aveva messo a ferro e fuoco i bar della zona. Quattro albanesi di Cassano, pizzicati dopo una trasferta a Merlino, nel lodigiano. Per fare una delle solite spaccate. Le pattuglie li hanno fermati tra Liscate e Cassano quando gli stranieri, tutti pregiudicati, stavano per allontanarsi con il malloppo. L’ultimo colpo risaliva solo a qualche ora prima. Il copione, è quello noto: funi agganciate a una Renault Twingo e a un Fiat Doblò da una parte e dall’altra assicurate alle grate davanti all’entrata del bar. Prima di «espatriare», i quattro hanno ripulito diversi esercizi tra Cambiago e Pozzo d’Adda. Erano diventati un incubo.