Segrate, 19 aprile 2011 - «Lasciate ogni speranza voi ch’entrate» ti aspetteresti di trovare affisso ai cancelli d’ingresso del «fortino» dei giostrai, in via Dante a Novegro, frazione segratese a pochi metri dal luna park dell’Idroscalo. Macché, niente di più sbagliato. Appena varcata la soglia del villaggio «abusivo» l’accoglienza è calda, fatta di saluti e sorrisi. Pochi metri, e già ci spiegano con chi parlare: «Serve qualcosa? Chiedete a Ettore, è lui il “sindaco”. Seguite i cantieri, è la seconda casa sulla destra». Il cemento bucato sotto i piedi, ruspa e operai sono al lavoro: «Stiamo rifacendo l’impianto idrico - spiega senza esitazione Ettore Clerici, erede di giostrai (la sua famiglia è nel ramo da tre generazioni) e voce di riferimento del villaggio che ospita circa 250 persone -. Dovevate vederlo. Sprecavamo un sacco d’acqua a causa delle perdite. Ora risparmieremo un bel po’ sulla bolletta», chiarisce con un sorriso. Alla faccia dell’abusivismo.

Suo nonno fu uno dei fondatori della città del divertimento, nel 1972. «Risale a quegli anni la concessione del Comune per poter mettere qui le nostre roulotte», continua Ettore, indicando con la coda dell’occhio casa sua. Sopra l’ingresso un allarme antifurto, di fianco il bocchettone dell’aria condizionata. Ma ce l’hanno praticamente tutti qui, come luce, gas e telefono.

«Nel 1963 debuttò il nostro primo luna park itinerante - racconta -. Il contadino ci affittava il terreno, restavamo cinque mesi e poi via. Ci trovavamo bene, siamo diventati “stanziali”». «Ma sono case mobili - ci tiene subito a precisare -. Qua sotto ci sono le ruote».

L’aspetto di alcune abitazioni è quello di vere e propie villette, letteralmente costruite sopra le roulotte, con tanto di caminetto e parabola per la tv satellitare. «Ma in muratura non c’è nulla», assicurano tutti. Una città nella città, che dagli anni ’70 vive in autogestione. «Se ci sono problemi - spiega Ettore - ci riuniamo tutti insieme e decidiamo come muoverci. Una grande democrazia, se in Italia fosse tutto così si risparmierebbero soldi e tempo». «Siamo una grande famiglia, ma come in ogni gruppo serve un punto di riferimento - continua Giuseppe, per gli amici Memo, Calegari. È lui il responsabile della sicurezza -. Ettore per esempio è uno di quelli che anticipa tutti i soldi per i lavori. Poi noi glieli ridiamo, ovviamente. Ma senza interessi, come fanno quelle banche lì...».

E in caso di furti? Litigi? Come ci si comporta? «Affisso a quel palo c’è un allarme, da premere in caso di necessità - continua Memo, indicando un marchingegno al centro del villaggio. Altrimenti basta un urlo, un rumore di troppo. Qui subito scattano tutti a difesa di chi ha bisogno. Ve l’ho detto, siamo una grande famiglia». Politica, sicurezza, manca solo la comunicazione: «Sotto casa di mamma Clerici abbiamo montato una casella della posta - continua Memo, accompagnandoci -. Il postino lo sa e ci porta qui tutta la corrispondenza, le bollette e quant’altro. Al resto, per tenerci in contatto, ci pensa il magico mondo di internet». Alle nostre spalle, intanto, si apre la clair elettrica di un garage. Dal buio un ruggito: «Ah già - sorride Memo -. Non vi avevo detto che qui abbiamo tutti la passione delle Harley».