Mantova capitale d’arte e cultura: i lombardi riscoprono i suoi tesori

La coltre di nebbia che da settimane assedia il castello di San Giorgio non impedisce a Mantova di cogliere le luci del 2015, il suo anno d’oro. E di coltivare luminose prospettive per il 2016, nel quale la città sarà Capitale italiana della Cultura

13 - Palazzo Te a Mantova

13 - Palazzo Te a Mantova

Mantova, 30 dicembre 2015 - La coltre di nebbia che da settimane assedia il castello di San Giorgio non impedisce a Mantova di cogliere le luci del 2015, il suo anno d’oro. E di coltivare luminose prospettive per il 2016, nel quale la città sarà Capitale italiana della Cultura. Il bilancio dei dodici mesi che stanno per chiudersi resterà negli annali della storia gonzaghesca come un punto a favore del riscatto urbano, dopo una lunga stagione da Cenerentola della Regione.

Paradossalmente, è stato anche il terremoto del 2012 a riportare all’attenzione dell’opinione pubblica la città e i suoi tesori. All’inizio dell’anno nei comuni del Sud Mantovano e lo stesso capoluogo risuonava la triste litania del «sisma dimenticato», offuscato dai danni e dai morti registrati nella confinante Emilia. Da allora però molto è cambiato. Sin da febbraio, la regione Lombardia aveva aperto un dossier sui luoghi di culto danneggiati, uno studio che ha dato i suoi frutti nel tardo autunno.

E anche il Governo a primavera ha aperto la borsa per far arrivare a Mantova e provincia 205 milioni indispensabili per la ricostruzione. Ma il riscatto mantovano è passato, oltre che dal fluire di risorse economiche, dalla riconquista di alcuni dei simboli della città. Il più vistoso e importante è quello legato alla riapertura della Camera degli Sposi. Il capolavoro di Mantegna, racchiuso nel cuore di Palazzo Ducale, danneggiato dalle scosse del 2012, è tornato accessibile dall’inizio di aprile, collezionando una serie di record di visitatori. E nel frattempo, finalmente, sono iniziati i lavori per il restauro del cupolino che sovrasta la basilica palatina di Santa Barbara, uno dei punti chiave dello skyline della città rinascimentale mandato in frantumi dalle scosse di tre anni fa. A punteggiare la ripresa culturale del 2015 è arrivata in estate la nomina del nuovo direttore della reggia gonzaghiana, Peter Assman, austriaco, uno dei manager stranieri della cultura chiamati a dare un tocco d’internazionalità allo scenario italiano.

Archviato con l’ennesimo record di presenze il Festivaletteratura di settembre, la svolta con la nomina a Capitale della Cultura è arrivata a fine ottobre e non ha colto la città impreparata. Prima ancora del conferimento del titolo per il 2016, Mantova si era candidata a diventare capofila nazionale dell’Art Bonus, un’operazione che concede agli sponsor privati di interventi sul patrimonio artistico ampi benefici fiscali. Il Comune aveva in tasca progetti per tre gioielli della città: Palazzo Te, il teatro Bibiena e la Torre della Gabbia. Gli industriali mantovani, possibili nuovi mecenati, hanno offerto loro disponibilità. Nell’ultimo scorcio dell’anno la Regione, infine, ha mantenuto le promesse destinando 65 milioni al recupero delle chiese mantovane. Un anno giusto, insomma, per la “bella addormentata” come i mantovani chiamano la loro città. E sembra che tutti se ne stiano accorgendo: per Capodanno (ma era accaduto anche nel week-end dell’Immacolata) all’ombra di Palazzo Ducale non si trova un posto letto.