I Gonzaga, influencer d’un tempo

Dagli archivi digitali spunta la grande passione di corte per la moda

Isabella d’Este (1474-1539), vera e propria "fashion victim"

Isabella d’Este (1474-1539), vera e propria "fashion victim"

Mantova, 26 settembre 2018 - Nel mondo della moda, tra il ‘400 e il ‘500, erano l’equivalente dei buyers di oggi. Anche se non andavano alle Settimane della moda di Milano, i Gonzaga si rifornivano di quanto di meglio si trovava in Europa e altrove. La conferma arriva dalla nuova puntata de’ “I Gonzaga digitali”, uno studio approfondito sugli innumerevoli documenti prodotti dalla potente famiglia mantovana e dalla sua corte, trascritti in linguaggio accessibile, catalogati e messi sul web a disposizione di ricercatori, storici, appassionati.

Quest’anno, per la quinta edizione si è voluto indagare proprio sugli acquisti dei prodotti di lusso della moda adottate dalla corte gonzaghiana, e naturalmente collegate anche alle altre corti italiane ed europee I risultati della ricerca sui documenti originali sono sorprendenti. Dalla corrispondenza di Isabella d’Este (1474-1539) sono molte missive in tema di moda. La giovane duchessa estense divenuta signora di Mantova, impone i propri abiti, con i propri simboli preferiti (quelli che si ritrovano nel suo studiolo a Palazzo Ducale), nel 1523 sostiene in città una fabbrica di velluti, damaschi e broccati. Dalle sue lettere si può anche calcolare il valore inestimabile di suoi acquisti: «I vestiti erano opere d’arte – spiega Daniela Sogliani della Fondazione Te - i diamanti dei bottoni erano veri e di vero oro i fregi». Se oggi un abito d’alta moda costa 10mila euro, allora costava almeno dieci volte tanto? «La stima è corretta - risponde Sogliani - ma possiamo essere anche più precisi. A fine ’400 Isabella compra a Milano un broccato e il Moro le manda una stoffa decorata in oro con i simboli delle torri genovesi che costa 40 ducati al braccio. In un testo italiano di 130 anni fa si spiega che quella somma equivale alle 2mila lire di fine ’800 appunto. Ma il valore del denaro nel Rinascimento va moltiplicato per 5, quindi un braccio di stoffa poteva valere 10mila lire nell’Italia pre-risorgimentale. Pensiamo a quanto varrebbe oggi».

Oltre che facoltosa, Isabella, è anche una brillante “influencer”: fa girare nelle corti bambole con i modelli di vestiti da lei creati, per imporre un gusto e suscitare le invidie di altre nobildonne, da Lucrezia Borgia in giù. Bona Sforza scrive di Isabella che è «fonte e origine di tutte le belle fogge d’Italia» La stessa attenzione al fashion dura per tutto il Cinquecento. Il buyer dell’epoca è il duca Vincenzo I Gonzaga (1562-1612) che rispetto a Isabella pare ancora pù spendaccione: i suoi ducati se ne vanno in materiali tessili di pregio, oppure sono destinati agli stilisti di allora. E ancora, tra le “primizie” storiche scoperte c’è un fitto carteggio tra Mantova e le Fiandre che rivela le abilità commerciali sviluppatesi nei Paesi Bassi, soprattutto a Bruxelles e ad Anversa. Non mancano rapporti commerciali con la Genova dei Doria, dalla quale a Mantova arriva la seta d’Oriente. “I Gonzaga digitali”, realizzati grazie al lavoro di varie università e sponsorizzati da noti brand della moda (Lubiam, Mantova Outlet Village), sono promossi dalla fondazione Palazzo Te, Museo di Palazzo Ducale, Comune di Mantova e altri enti pubblici e onlus private. I dettagli della quinta edizione verranno illustrati in un convegno curato da Daniela Sogliani e Marco Carlo Belfanti che si terrà all’archivio di Stato di Mantova il 23 e il 24 novembre.