Mantova, gioielli del Rinascimento e spazi incontaminati. A tu per tu con arte e aironi

I due volti di Mantova, tra storia e natura

Il profilo di Mantova visto dal lago

Il profilo di Mantova visto dal lago

Mantova, 27 luglio 2017 - È come con i gialli: li risolvi quando arrivi all’ultima pagina. E con la Bassa è così: la attraversi cercando di coglierne l’anima e il senso, come se fosse facile capire un pezzo di Lombardia dalla bellezza discreta e mai urlata, proprio come il carattere della gente che la abita. Entrano un sacco di riflessioni quando il convoglio Trenord 2649 delle 8,20 lascia la stazione di Milano Rogoredo e segue per un certo tratto, fino a Codogno, lo stesso tragitto di quando si andava al mare, in Romagna. Tant’è. E allora, viva Lodi e il Parco dell’Adda che si notano dai finestrini, con i campi di frumento, il grana padano, i campanili svettanti, le cascine e i campi assetati che sembrano implorare più attenzione per l’agricoltura. Ponte d’Adda e Cremona, Piàdena, l’Oglio color fango e alle 10,15 l’arrivo a Mantova, con la sua strana fisionomia: conti alla mano, è come un grande borgo, poi ti guardi in giro, palazzi, basiliche, porticati, gioielli rinascimentali, e pare una capitale anche senza underground, grattacieli e nevrosi metropolitane.

Certo, è un po’ fiacchino lo slargo che dà il benvenuto davanti alla stazione. Ma via, pochi passi, ed è una scoperta anche per chi non è alla sua «prima volta»: Piazza Erbe e la casa-bottega del Mercante Boniforte, Palazzo del Podestà, la possente silhouette della basilica di Sant’Andrea, l’elegante Palazzo D’Arco, il più vanitoso Palazzo e quella meraviglia che porta il nome di Teatro Scientifico Bibiena. Il tempo è tiranno ma vale la pena cercare un tavolino libero in uno dei locali affacciati su piazza Sordello, anche se l’imponente facciata di Palazzo Ducale, la dimora dei Principi con la Camera degli Sposi del Mantegna, deve dividere la scena con il maxi-palco che campeggia nel centro del grande catino urbano, perché - noblesse oblige – dopo lo show di Elton John, ad esibirsi nella bella Mantova sarà il mitico Sting.

Il molo B è davvero a un niente, ci sta pure l’assaggio di una saporita e curiosa «torta di tagliatelle» al Rigotello Cafè. E in un amen, l’escursione a bordo di una motonave Andes Negrini tra i laghi di Mezzo e Inferiore e la Riserva Naturale della Vallazza, stravolge l’impressione anche estetica di Mantova: la natura si prende la scena, le zone umide rimpiazzano i gioielli del Rinascimento; le ninfee, i nannuferi, gli ibischi di palude sostituiscono i blasoni gonzagheschi; e gli aironi, i cormorani e le sgarze ciuffetto zittiscono gli umani portati al chiasso e alla caciara. Forse lo è ed è in fondo il bello di questo lembo di defilato di Lombardia che si prende la vetrina internazionale durante il blasonato Festival della Letteratura e, lontano dai grandi eventi, ha invece un’aria simpaticamente provinciale. In città, le delizie del «Giardino dei Sapori» accendono i riflettori sulla solida cucina locale e sulle decine di chef mobilitati dal progetto «#EatMantua» e celebrano «l’acqua, il pesce e il riso» di queste contrade e al ritorno, anche il quartiere della stazione pare più fotogenico.

(3 - continua)