Terremoto, sei anni non bastano. Mantova, il caso dei cantieri lenti o mai avviati

Manca anche il commissario

Sisma nel Mantovano

Sisma nel Mantovano

Il 20 maggio 2012 una forte scossa di terremoto rompe la quiete sismica della zona orientale della Pianura Padana. Le devastazioni e i morti riguardano l’Emilia e il sud della provincia mantovana a ridosso del Po. Una replica ancora più terribile (magnitudo 5,8 della scala Richter) si registra il 29 maggio. Altri crolli, danni e morti. Non nel Mantovano, però dove tuttavia i danni gravissimi al patrimonio culturale e al tessuto civile riguardano il capoluogo e 14 centri. Parte la ricostruzione, che in Emilia marcia più veloce nei primi anni. A Mantova, invece, forse perché risparmiata dalla tragedia della perdita di vite umane, passano quasi due anni prima che la macchina degli aiuti entri a pieno regime. Stando agli ultimi dati la ricostruzione, limitatamente al Mantovano, corrisponde a danni per quasi un miliardo di euro. In gran parte sono a carico dello Stato, parte della Regione Lombardia, una piccola fetta è stata coperta dalle assicurazioni con le quali si erano premuniti i proprietari degli immobili colpiti

Mantova, 27 aprile 2018 - La ricostruzione c'è, i piani per completarla pure. Ma col rischio che il sisma che ha sconvolto la bassa Lombardia nel 2012 torni nel cono d’ombra. E si riparli di “terremoto dimenticato”. A sei anni dalle tragiche scosse (quelle del 20 e 29 maggio resteranno nella memoria di intere generazioni lombarde ed emiliane) il bilancio delle realizzazioni sul versante mantovano è soddisfacente e, per non comprometterlo, serve che arrivi il nuovo commissario regionale. Dopo le elezioni del 4 aprile e l’uscita di scena di Anna Lisa Baroni, nominata da Roberto Maroni, il nuovo presidente, il leghista Attilio Fontana, deve ancora scegliere il suo plenipotenziario.

Arriverà? E quando? «Per ora aspettiamo. Noto però che solo dopo il 2014 abbiamo recuperato il ritardo iniziale – ricorda Simona Maretti, sindaco di Moglia, uno dei centri più colpiti nel cratere del terremoto –. L’impulso di Maroni fu determinante. Ora serve un anello di collegamento tra noi e la Regione». «Il commissario sarà importantissimo – le fa eco Luca Malavasi, primo cittadino di Quistello – in questa fase è urgente avere certezze nei programmi per la ricostruzione». La ricostruzione, appunto, che giudizio danno gli amministratori locali di quello che è stato fatto e di quello che c’è da fare? «Sono soddisfatta», risponde Maretti. E sciorina un po’ di cifre: «Solo a Moglia nel 2012 contavamo 353 nuclei familiari senza casa, oggi sono ridotti a 35, ma la grandissima parte ha fatto scelte diverse. I casi davvero critici si contano sulle dita di una mano. Parliamo di contributi alla ricostruzione: le domande sei anni fa erano 267; oggi 146 hanno ottenuto risposta e 78 sono in fase istruttoria, pari al 29%». «Stiamo andando veloci nelle pratiche dei privati mentre quelle per gli edifici pubblici ci costringono a procedure burocratiche estenuanti, ecco estenuanti è il termine giusto – spiega Malavasi –. Così, su 215 pratiche relative alle distruzioni per il terremoto, per 205 c’è già un’ordinanza conclusiva, in grandissima parte positiva per i richiedenti. Nel mio paese c’è il problema degli esclusi, quelli che hanno presentato in ritardo le domande: si tratta di alcune decine di casi ai quali dare risposta».

Se il capitolo degli aiuti per abitazioni, stalle, piccoli laboratori, aziende, è quasi tutto scritto, molte pagine restano bianche riguardo agli edifici pubblici: che succederà? «Non tutto il pubblico è fermo. Le scuole erano la priorità delle priorità – precisa Maretti – qui il grande edificio delle elementari è stato completato ed è in funzione. Le medie sono state demolite e l’appalto per la ricostruzione è pronto. È stata rifatta la palestra per i ragazzi delle primarie. È stato aperto il cantiere del municipio, nell’edificio storico del centro che era stato tenuto in piedi per miracolo e puntellato. I lavori per la chiesa stanno per cominciare, così come sono stati consolidati i cimiteri di Moglia e Bondanello». «A Quistello fino ad ora sono stati spesi più o meno 50 milioni di euro - calcola Malavasi - ma non abbiamo ancora affrontato le ristrutturazioni del municipio storico e della Casa del Balilla. Dobbiamo correre dietro ai cedimenti degli asfalti che nel nostro territorio provocano voragini pericolose: è un’emergenza costante, perché scopriamo che la terra collassa lasciando grandi vuoti. C’è infine la chiesa parrocchiale amata e frequentata dai miei concittadini: i finanziamenti ci sono, il cantiere aprirà a maggio», ma nel frattempo sono arrivati i ladri. Una volta aggiustata, tornerà un altro pezzetto di normalità in una periferia di terra lombarda che ne ha assoluto bisogno.