Scandalo hot a Mantova, Palazzi tre ore dai pm: "Coscienza tranquilla"

ll sindaco accusato di tentata concussione: "Dimissioni? Non so"

Mattia Palazzi al termine dell'interrogatorio (Lapresse)

Mattia Palazzi al termine dell'interrogatorio (Lapresse)

Mantova, 29 novembre 2017 - «Ho la coscienza tranquilla». Dopo tre ore d’interrogatorio, il giovane sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, alle prese col groviglio di accuse e sospetti del sexygate, riemerso dal temporaneo esilio per cominciare a sbrogliare la matassa delle accuse di tentata concussione durata un anno in cambio di favori a luci rosse ai danni della vicepresidente di un’associazione culturale, concede due battute ai giornalisti. Dopo la convocazione del procuratore capo Manuela Fasolato e della sostituta Donatella Pianezzi il fedele renziano è visibilmente scosso, mentre una passante gli urla «Mattia tieni duro».

Sull’ipotesi di dimettersi oggi davanti al Consiglio comunale il sindaco prende tempo: «Non lo so». Palazzi è convinto: «La città mi crede». Il suo difensore, Paolo Gianolio, ha confermato che l’accusa è quella contenuta nel mandato di perquisizione e che le prove, messaggi e documenti, sono state vagliate solo in parte. Quindi non sono esclusi altri interrogatori. Il giallo giudiziario è ancora fitto. Palazzi, a botta calda, aveva ammesso di conoscere la presunta vittima: «L’ho incontrata per motivi politici e istituzionali», insomma al massimo un’amicizia superficiale. A sua volta la donna, viceresponsabile di uno dei tanti sodalizi culturali cittadini, spiazzando tutti lo aveva difeso. Una concussione senza concussa: non era stata lei a sporgere denuncia e, in realtà, la misteriosa manina - se esiste - è ancora senza volto. Non è quella della presidente dell’associazione. La donna è arrivata ad ammettere: «Ho sbagliato a non denunciare io». Sia lei che la vice erano state sentite giorni fa in Procura. In quella sede la presidente ha raccontato una lunga storia molto diversa da quella del primo cittadino: messaggi pressanti, corteggiamenti insistenti, frasi pesanti («Ricordati chi sono, attieniti alle regole»). E soprattutto un finale al veleno, con la corteggiata che si sottrae e con una serie di ritorsioni: sponsor che si dileguavano e finanziamenti che sparivano. Di questo e di altro probabilmente hanno parlato Palazzi e i suoi legali nel faccia a faccia con i pm. Ma sullo sfondo, rimane ancora la battaglia politica. L’appuntamento è oggi in Consiglio per la resa dei conti.