Pesci in via di estinzione, ecco la nursery nel Mantovano

L’Avannotto di Marengo alleva specie per ripopolare fiumi e laghi lombardi

Federico Sgarbi insieme a quattro soci ha fondato L’Avannotto

Federico Sgarbi insieme a quattro soci ha fondato L’Avannotto

Mantova, 17 agosto 2019 - Le prime casse sono partite giorni fa per il Parco del Ticino, altre saranno destinate più avanti ai grandi laghi lombardi. Nei contenitori stagni viaggiano pesci da ripopolamento di specie rare o in via di estinzione (come lucci e tinche; in quelli destinati all’area protetta del Ticino si tratta di storioni con tre mesi di vita lunghi 30 centimetri) che nascono e crescono in un’azienda agricola molto particolare alle porte di Mantova. Un esempio di agricoltura H2O, perché l’acqua sorgiva della zona del Parco del Mincio è cruciale per l’attività dell’Avannotto di Marengo, una startup del settore che ha iniziato a operare proprio quest’anno. Siamo nel comune di Marmirolo, a nord di Mantova, dove iniziano a levarsi le colline moreniche verso il Garda.

Terra di cavatori dove un tempo la ghiaia era ‘oro bianco’. Ed è proprio in una ex cava che si sono insediati i soci dell’azienda per la produzione ittica da ripopolamento. Hanno messo gli occhi su un terreno con due laghetti sorgivi perfetti per lo scopo: «L’acqua che usiamo – spiega Federico Sgarbi, laureato in acquacultura e ittiopatologia e fondatore dell’Avannotto – deve essere il più simile possibile a quella che gli animali si ritrovano in natura, quindi anche con i microrganismi che non si trovano negli invasi artificiali». E dopo aver lottato per 5 anni con la burocrazia provinciale e non solo , hanno iniziato l’attività. Oltre a Sgarbi, si sono gettati nell’avventura iniziata nel 2014, il padre dentista, Paolo Solci, commerciale in una ditta del Mantovano, il chirurgo in pensione Ottavio Bruni e la figlia Eleonora, molti dei quali accomunati dalla passione per la pesca. E da un’amara constatazione: di pesci se ne trovano sempre meno. Quindi, perché non produrli e reinserirli nel loro ambiente?

Lazienda di Marengo ha puntato su specie estinte o rare, e i suoi possibili clienti sono gli enti pubblici, i parchi e anche i privati (i proprietari di laghetti per la pesca o le associazioni di pescatori). Dopo la commessa destinata al Parco del Ticino, gli appuntamenti sono a Desenzano, dove dovrebbero andare i lucci. «A settembre – anticipa Solci – ci dobbiamo incontrare con i tecnici dell’assessorato regionale all’Agricoltura che si occupano del ripopolamnento dei laghi, dal Garda all’Iseo, al lago Maggiore».

Nella 'nursery'’ dell’azienda, sorvegliata 24 ore su 24 dai soci e dal loro collaboratore Stefano Venturini, i pesci (le uova arrivano dalla Russia) raggiungono una certa dimensione, poi vengono trasferiti in vasche più grandi e alla fine in dieci invasi naturali di 40 metri per 10 «dove ricevono l’imprinting – precisa Sgarbi –, una sorta di addestramento a quello che troveranno fuori. Noi alleviamo pesce non per consumarlo, come fanno altri allevamenti, ma al contrario perché resista il più possibile nella destinazione finale». Il suo lavoro e quello dei suoi soci è appena iniziato, ma intanto è servito a recuperare un’area che sarebbe divenuta un campo incolto e improduttivo.