Francesco (a sinistra) e Bruno Zago, padre e figlio, proprietari della ex Burgo
Mantova, 26 maggio 2018 - L’ex Burgo può partire. Il principale ostacolo ancora presente al riavvio della storica cartiera mantovana progettata da Pier Luigi Nervi, cioè il doppio ricorso dei comitati locali che si opponevano all’accensione anche parziale dell’inceneritore, si è sgretolato di fronte al Tar della Lombardia. Inaccettabili o improponibili: così i giudici amministrativi di Brescia hanno definito le azioni legali messe in campo. Le avevano firmate i gruppi ambientalisti più inflessibili da un lato, e dall’altro le opposizioni politiche (centrodestra e Movimenti Cinque stelle). Il Tar ha ritenuto che i ricorsi contro l’autorizzazione del 2016 siano stai superati dalle successive modifiche intervenute l’anno successivo. L’Aia 2017 (cioè l’Autorizzazione integrata ambientale) aveva praticamente dimezzato le possibilità di produzione di carta, da 80mila a 39mila tonnellate, e di incenerimento dei residui, vietando anche l’arrivo dei rifiuti da altre cartiere, come invece aveva ipotizzato la prima versione del progetto per l’ex Burgo. A formularlo erano stati gli imprenditori veneti della carta di Pro-Gest.
Bruno Zago, fondatore del gruppo e il figlio Francesco, alla guida delle cartiere, ora esultano. L’acquisto e il rilancio del sito sulle rive del Mincio, fermo da molti anni, è una sfida del valore di quasi 200 milioni di euro, con una ricaduta occupazionale di almeno 200 unità, senza contare l’indotto. Ed è anche un simbolo di riscatto dell’industria mantovana, non solo della carta, duramente provata dall’ultima recessione. Zago e i suoi, pur accogliendo con favore l’esito del ricorso amministrativo e confermando l’impegno all’imminente riaccensione degli impianti, sottolineano che Pro-Gest conta di spostare in alto l’assicella nella prossima valutazione di impatto ambientale e di ottenere almeno un aumento nella produzione di carta. Il sindaco Mattia Palazzi accoglie con favore le decisioni del Tar e ricorda che i comuni interessati e il Parco del Mincio a gennaio avevano ritirato i propri ricorsi, soddisfatti del dimezzamento ottenuto l’anno scorso. Un risultato che, dice Palazzi, conferma l’azione di tutela ambientale svolta dal Comune. Che quindi non è affatto disposto a rinunziarvi, ma che invece punta a ottenere nuove garanzie anche sul terreno sanitario.