Commerciante ucciso a Mantova, la vendetta del camerata

Assassinio sul ponte di San Giorgio. In carcere l’ex orefice con cui la vittima condivise militanze di estrema destra

I carabinieri sul luogo dell'omicidio

I carabinieri sul luogo dell'omicidio

Mantova, 1 aprile 2018 - È in carcere da ieri mattina il principale sospettato dell’omicidio che ha scosso Mantova a metà gennaio, quando sul ponte di San Giorgio venne ucciso l’ex commerciante d’abbigliamento Sandro Tallarico, 57 anni. A due mesi e mezzo di distanza dopo aver raccolto prove che l’accusa definisce logiche dirette e indirette, è stato arrestato il 72enne Brunetto Muratori, anche lui ex commerciante ma di orologi, vecchio conoscente della vittima, legato da una remota militanza nelle file del gruppo neofascista Ordine Nuovo. E proprio nel passato, in rancori personali mescolati con più recenti interessi economici, si anniderebbe - secondo la Procura - il movente dell’omicidio. Muratori è ‘entrato nel radar’ degli investigatori sin dai primi giorni: era l’unico indiziato formale del delitto, ma qualcosa deve essere accaduto tanto da indurre il pubblico ministero Paola Reggiani a far scattare le manette.

Tutto inizia quel mercoledì di gennaio: Sandro Tallarico viene sorpreso dal suo assassino su un percorso che compie abitualmente, dopo aver parcheggiato l’auto all’inizio del ponte di San Giorgio, per raggiungere il fratello che ha uno storico negozio di cappelli in pieno centro. L’uomo, dopo aver messo in liquidazione le attività commerciali che aveva sul lago di Garda risulta pressoché nullatenente, tanto da aver ottenuto una casa popolare nel vicino comune di Roverbella. Viene freddato con 4 colpi di revolver, visto che di bossoli non se ne trovano. Doveva temere qualcosa perché ha cercato di difendersi estraendo un coltello che portava con sé. Il delitto avviene sulla pista ciclopedonale che affianca una strada sempre molto trafficata, ma nessun testimone vede la scena degli spari o l’assassino. Qualche indizio, forse un telecamera, porta però all’identificazione di Muratori, che è lì su una bici e col cane al seguito. È un indizio certo. Aggravato dai sospetti che riguardano la comune militanza con la vittima nell’estrema destra, un processo per ricettazione di pellame che Muratori aveva subito e del quale pare desse la colpa al più giovane camerata Tallarico, un ambiente comune sfiorato anche da chi indagava su piazza fontana e l’eversione nera negli anni Settanta e Ottanta.

L'ex orefice viene iscritto nel registro degli indagati ma resta a piede libero e inizia la caccia ad altre prove. I carabinieri del nucleo investigativo di Mantova potrebbero averle trovate: in queste settimane sono state sentite le persone transitate dal ponte quella mattina, a cominciare da due testi che avrebbero udito le detonazioni, ci sarebbero i riscontri dei Ris su tracce di polvere da sparo (ma il sospettato è appassionato di tiro e frequentatore di poligoni): e poi sarebbero spuntate intercettazioni telefoniche significative. Di questo e del movente legato agli antichi rancori mai sopiti si occupa l’ordinanza che ha disposto il fermo. Muratori, che ha detto di non vedere Tallarico dall’83, comparirà martedì davanti al gip Gibelli per la convalida del provvedimento. I legali dell’ex orefice, gli avvocati Sergio Genovesi e Gaetano Alaia, sono pronti a dare battaglia: «Non c’era e non c’è pericolo di fuga - dice il secondo che ieri lo ha visitato in carcere a Mantova -. Se Muratori avesse voluto sparire lo avrebbe già fatto».