mantova, 13 novembre 2013 - A Mantova, per tumore, si muore di più. Nella fascia perinatale, quella che per i tecnici va da 0 a un anno, si muore il 64% in più. Nella fascia adolescenziale, fino ai 14 anni, la media resta comunque alta. Più 25%. Lo sanciscono le prime elaborazioni sui dati del progetto Sentieri dell’Istituto superiore della sanità. La pentola è solo scoperta: in arrivo ci sono nuove indagini per le ricerche di fonti attive di inquinamento Trentatré casi, contro i ventuno attesi. Sono dodici le morti dei piccolissimi che fanno schizzare Mantova oltre la media nazionale. Lo studio, che si concentra sui 44 siti inquinati d’Italia, fotografa Mantova al primo posto. Più in alto anche di Massa Carrara, con gli stabilimenti della chimica, e Taranto.

A registro, per ora, ci sono dati a-specifici, raccomandano di indicare dall’Asl. Non puntano il dito contro i responsabili ma indicano la sofferenza di una popolazione, quella giovane, che funziona come un canarino in una miniera: quando soffre, è certo che in pericolo è tutta la società.
Paolo Ricci, direttore dell’Istituto di epidemiologia e super consulente nel maxi processo Montedison per le morti da amianto al petrolchimico, ha una posizione netta: «Non esiste prevenzione individuale: l’azione deve essere sociale. Avanti tutta sulle bonifiche».


Ora l’Istituto superiore della Sanità ha aperto a nuove indagini. Perché i dati di riferimento, infatti, cominciano ad avere qualche anno. Risalgono al periodo compreso tra il 1995 e il 2009. L'attenzione adesso è alla ricerca di nuove fonti di inquinanti attive. Gli esperti dell’Asl, che a Mantova da oltre 25 anni indagano su qualità della vita e ambiente, dicono che almeno fino ad adesso si è riusciti in qualche modo a congelare la situazione. Resta il dubbio però che qualcuno possa aver continuato nel frattempo a sversare materiali e sostanze tossiche resta. Dal terreno all’aria all’acqua. Perché un decreto ministeriale, per interventi da 19 milioni di euro sulle pertinenze Ies-Belleli, è firmato ma ancora non esecutivo. Settantadue, invece, sono pronti ad essere spesi sugli impianti Versalis: risanamento delle strutture e smaltimento della pesante eredità degli ultimi quaranta anni.

di Giulio Cisamolo