Milano, 30 marzo 2014 - «Vogliono rimettere a posto i conti della Croce Rossa utilizzando il precariato»: la privatizzazione dello storico ente di soccorso, nato a Milano nel 1864, tiene col fiato sospeso i dipendenti che temono la riduzione degli stipendi e un sempre più massiccio ricorso a precari e volontari per garantire le uscite di ambulanze e automediche su incidenti stradali, infortuni o malori.

Dai timori alla mobilitazione il passo è stato breve: la prima domani a Milano nella sede della Regione, il 4 aprile a Roma. Il passaggio da ente pubblico a ente privato riguarda, almeno in questa prima fase, i comitati provinciali (12 quelli lombardi) e locali (operativi nelle città capoluogo e di medie dimensioni); non i comitati regionali né quello nazionale.

Ma la strada — sostengono i sindacati — è comunque tracciata: «Siamo innanzitutto la prima realtà pubblica in Italia che subisce la trasformazione in ente privato con un meccanismo a dir poco contorto, un vero papocchio giuridico — dice Massimiliano Gesmini, coordinatore Usb, le Unità sindacali di base —. L’hanno giustificata sulla base della necessità di rimettere a posto i conti. In realtà l’obiettivo è estendere il precariato, ridurre i salari e coprire le carenze di personale con i volontari. Peccato che qui c’è in gioco la salute delle persone».

Ogni singolo comitato Cri (a Busto Arsizio, piuttosto che a Morbegno o a Crema) già ora è autonomo sul piano della gestione e dei costi. Le bollette della luce o il servizio di paghe e contributi vengono pagati dal suo presidente come se si trattasse di una qualsiasi azienda privata. Ciò che progressivamente è destinato a cambiare, secondo i rappresentanti dei lavoratori, è però il trattamento economico dei soccorritori assunti. «I contratti a tempo determinato via via in scadenza saranno sostituiti da contratti di natura privata. Con una riduzione dello stipendio fra il 25 e il 40%. Si passerà dai 1.500-1.600 euro al mese a 1.000-1.100», aggiunge Gesmini.

Tesi, queste, respinte dal presidente di Croce Rossa Lombardia Maurizio Gussoni: «La limatura ai salari sarà al massimo nell’ordine dei 150 euro netti in meno. In linea con quanto prendono le altre croci. Non dimentichiamo che il contratto di servizio fra Croce Rossa e, nel nostro caso il 118 lombardo, è definito secondo parametri standard nazionali».
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