Milano, 11 gennaio 2014 - Era inevitabile. Il numero unico di emergenza 112, non funziona. O per lo meno funziona non come dovrebbe. L’ultimo episodio è proprio dell’altra sera a Milano quando la pattuglia della Volante è arrivata con troppo ritardo ed ha dovuto giustificarsi per la comprensibile rabbia della vittima di una rapina. Ritardi che in alcuni casi hanno sfiorato anche i 40 minuti. Come il primo gennaio, quando un’altra pattuglia si è presentata tutt’altro che celermente in casa del bambino ferito alla mano da un petardo. Milano, ma non solo. Dalla primavera prossima il Numero unico si estenderà anche alla Centrale di Brescia, che coprirà Mantova, Cremona, Lodi e Pavia. E le previsioni non sono ottimistiche. Perché il volume degli interventi si prevede nell’ordine delle centinaia di chiamate al giorno.

Già qualcuno ha messo le mani avanti. La questura ha avvisato il Dipartimento di non essere pronta a partire. Da parte sua anche la Telecom, titolare di una parte del software, non aveva nascosto la sua meraviglia per l’accelerazione del servizio.Ma facciamo un passo indietro. Da dicembre sono spariti in metà Lombardia 112, 113, 115 e 118, ed è in funzione solo il 112. Attenzione però: chi chiama per un’emergenza può ancora comporre i vecchi numeri che confluiscono in un call center che poi smista le chiamate a polizia, carabinieri, ambulanze e pompieri. Per il primo esperimento pilota fu scelta Varese. Poi è venuto il turno di Como, Lecco, Monza e Bergamo Monza e Brianza. Tutto sembrò andar bene e questo aveva convinto una parte degli scettici a bruciare le tappe. «Varese, però, ha meno interventi al giorno di Milano», accusa il segretario del Siulp Mauro Guaetta che taglia corto: «Il software della polizia di Milano non va bene, e la perdita di tempo negli interventi diventerà sempre più consistente.» E getta ancora legna sul fuoco: «Quel numero unico è un call center è fatto da civili, dovrebbero esserci poliziotti e carabinieri invece...»

Un dirigente tecnico della polizia spiega con un esempio: un cittadino chiama il 113 per un’aggressione e la telefonata viene raccolta da un operatore civile del “112, Numero unico”, che scrive su un pc i dati che dovrebbero essere letti in tempo reale da un poliziotto in questura per far partire l’intervento. Questa però, adesso è teoria. La pratica è tutt’altro. Questa: l’operatore sente, poi chiude, trascrive il rapporto e lo “spedisce” in questura con un altro programma. Quando la giornata è di quelle maledette, il ritardo è inevitabile. «I due software, quello della Telecom e quello della polizia a Milano, non si parlano ancora bene. Dovrebbero interfacciarsi. E non lo fanno alla perfezione». Tutto qua. E non è poco.