Le tante sanzioni alla Russia? Un duro colpo al nostro export

Il direttore del Consorzio di Lodi Fabio Milella: "Putin acquista in Sudamerica e Cina, noi paghiamo i danni"

Caresana, presidente del Consorzio Lodi Export, e a destra il direttore Fabio Milella

Caresana, presidente del Consorzio Lodi Export, e a destra il direttore Fabio Milella

Lodi - "Non so se le sanzioni sanno facendo recedere la Russia dalla guerra, e lo dico con ironia, ma di certo il mercato non si è cancellato: invece che consumare i nostri prodotti, la Russia li acquista in Sudamerica, Svizzera, Cina. Le ricadute certe, invece, sono sulla nostra economia, con gli aumenti di gas e materie prime e lo stop alle esportazioni". A parlare è il direttore del Consorzio Lodi Export, Fabio Milella. Dieci anni fa nel Lodigiano era nato il progetto Rubla (acronomo di Russia, Ucraina, Bieloroussia e Lodi): "Avevamo promosso fiere nell’area, lavorato intensamente. L’export lodigiano verso il mercato russo-ucraino contava poche decine di milioni di euro come interscambio, non cifre elevatissime, ma chi aveva un business ha ricevuto un danno. Le aziende che potrebbero esportare, desistono: temono nuovi divieti o che uno dei soci di un’azienda russa finisca nella ‘lista nera’, e non vogliono incorrere in sanzioni pecuniarie e penali. L’atteggiamento è prudenziale", rimarca.

Ci sono stati atteggiamenti ostili: "Non avevamo aziende particolarmente esposte su quell’area, per cui i danni sono stati mitigati, ma c’erano un paio di clienti con un certo fatturato - aggiunge Milella -. Già due mesi fa un associato ha subito problemi di natura logistica per passare attraverso il porto della Lituania: le procedure sono state rallentate o bloccate non per questioni giuridiche ma per una politica di ostracismo". Il Lodigiano esportava in Ucraina e in Russia macchinari e relativa componentistica e poi prodotti di tipo chimico-cosmetico: "Già dal 2014, con l’annessione della Crimea, ci schierammo contro le sanzioni che ritenevamo non avessero alcun impatto sulla volontà politica della Russia ma riducessero il nostro interscambio - conclude il direttore del Consorzio con circa 80 imprese (4 mila dipendenti) per un fatturato di 1,5 miliardi di euro -. Le nostre posizioni non sono cambiate, si sono radicalizzate. Come risolvere la crisi? Con la diplomazia, con tutto ciò che non è stato fatto. Usa e Ue hanno cercato la provocazione, ora bisogna limitare i danni".