Zelo, combattè nella Seconda Guerra Mondiale: Alfio Baraldi ha spento 101 candeline

La sua esperienza sul fronte russo in un opuscolo. Per gli auguri è arrivato il colonnello dei carabinieri

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Zelo Buon Persico (Lodi), 30 novembre 2022 - Alfio Baraldi, ex militare zelasco, ha spento 101 candeline. E sia i militari lodigiani che le autorità locali lo hanno raggiunto, sabato, al Centro anziani di via Roma, a Zelo Buon Persico, per festeggiarlo al meglio. C’erano il sindaco Angelo Madonini, il vicesindaco Daniela Brocchieri e le associazioni di combattenti e reduci. Per l’occasione, anche il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Lodi, colonnello Alberto Cicognani, ha reso omaggio a Baraldi. Strette di mano, complimenti, emozione e orgoglio hanno fatto il resto, rendendo il compleanno particolarmente speciale.

Nativo di San Benedetto Po (Mantova), nel 1942 l’uomo partì per la guerra, destinato al fronte russo. I racconti dell’esperienza drammatica vissuta dall’ex combattente sono stati raccolti in un opuscolo, curato dall’amico e concittadino Luca Bicchierini, che con registrazioni e appunti ha ricostruito la sua storia, dalla partenza verso il fiume Don, alla ritirata, fino al ricovero all’ospedale di Caravaggio e al rientro a casa. "Una pubblicazione, che il Comune ha voluto sostenere, insieme alle associazioni d’arma e combattentistiche - chiarisce il sindaco – perché custodisce e tramanda alcuni episodi vissuti da Alfio Baraldi durante la guerra".

"Abbiamo raggiunto questa persona in segno di gratitudine per il coraggio con cui ha affrontato vicende terribili e per la generosità dimostrata nel condividerne il ricordo con la comunità zelasca" aggiunge. "Conoscere un uomo che ha combattuto per il suo Paese è un grande privilegio e un’opportunità – sottolinea il colonnello Cicognani, accompagnato dal comandante della stazione dei carabinieri di Zelo Salvatore Pischedda – per comprendere meglio la nostra storia. Tutti noi impariamo e cresciamo grazie all’esempio di chi ci ha preceduto".

"Mio padre Alfio – ricorda il figlio Alberto – era il più giovane di 8 figli e ha scelto di partire al posto di un fratello già sposato. Ha subito il congelamento alle gambe tornando a piedi dalla guerra e nella bassa ex Jugoslavia hanno bombardato il primo treno che avrebbe dovuto portarlo in Italia. Sono morti tutti. Per fortuna lui ne ha preso un altro ed è tornato in Italia sano e salvo. Era un papà molto attivo, nella vita ha fatto il fattorino e lavorato in campagna. Oggi, quando sta bene, prende la sua carrozzina elettrica e gira per il paese. Qui lo conoscono tutti".