"Il marchio Igp per la Verdea": il Consorzio vini indica la strada

Mentre l’Unione europea dibatte sull’eventualità di “annacquare” il vino i produttori guardano avanti e scommettono sul vitigno autoctono a bacca bianca con oltre un millennio di storia alle spalle

Anche la Strada del vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani ha risentito del Covid

Anche la Strada del vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani ha risentito del Covid

San Colombano - Mentre l’Unione europea dibatte sull’eventualità di “annacquare” il vino per contrastare l’alcolismo il Consorzio volontario vini Doc di San Colombano, circa 2/2,5 milioni di bottiglie l’anno prodotte (55% Igt e 45% Doc), di cui il 75% di vini rossi, su circa 250 ettari di terreno da una dozzina di aziende, intende puntare sul rilancio della Verdea, vitigno autoctono a bacca bianca con oltre un millennio di storia. "Quest’uva è prodotta anche in Liguria e Toscana come “Colombana” ma solo qui, da circa 100 anni, la vinificazione è Verdea - spiega Diego Bassi, di Casa Valdemagna, piccola azienda storica della collina banina, e presidente del Consorzio -. Mi batto da un paio d’anni perché ottenga almeno l’Indicazione geografica tipica (Igt). Ne parlerò coi soci nell’assemblea del 12 maggio: c’è già chi sta impiantando vigneti di Verdea per incrementarla. È meglio puntare su prodotti autoctoni e di qualità da vendere nell’enoteca all’interno del nostro Castello, che usare l’uva per fare, come tutti, chardonnay".

Una linea, dunque, che valorizza la peculiarità del territorio non solo per contrastare le ipotesi di Bruxelles ma anche per imparare qualcosa da quest’anno di pandemia: "Il virus ci ha insegnato l’importanza di avere clienti privati, che hanno continuato ad acquistare anche da casa, rispetto ai ristoratori, che hanno dovuto chiudere. Solo le cantine più grosse hanno ancora tanto magazzino; ma, pur trattando sui prezzi, hanno comunque acquistato l’uva dai piccoli produttori che non vinificano e che rischiavano di buttare via il prossimo raccolto. Al Consorzio è invece mancato l’introito di quei 3-4mila bicchieri venduti a 10 euro alla Festa dell’Uva, annullata: l’impiegata è in cassa integrazione, il bilancio ha una perdita contenuta di circa 10mila euro. Speriamo quest’anno si possa celebrare".

Anche la Strada del vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani ha risentito del Covid: "Le rassegne gastronomiche sia autunale che primaverile sono state organizzate e bloccate dalle chiusure dei ristoranti - spiega il presidente Luigi Anelli, che non si ricandiderà nel consiglio di fine maggio -. Per i produttori far trovare il vino sulle tavole della rassegna è una buona vetrina. Per ripartire ci vuole tempo, stato d’animo e poter accogliere i clienti all’interno dei locali, oltre che legarsi a eventi come le visite alla Lodi sotterranea. Dei nostri delegati all’Ue ho una pessima opinione. La qualità italiana è da tempo terra di conquista: il latte ormai è a marchio francese, l’olio spagnolo, ora si attacca il vino. E così i terreni agricoli perdono valore e dilagano le logistiche".