Videosorveglianza accecata, polemica dopo la rapina

Santo Stefano Lodigiano. Il colpo da 160mila € in banca. mette a nudo una carenza

È caccia grossa al rapinatore della filiale della banca Popolare di Lodi di via Piave che, venerdì mattina, attorno alle 8.15, si è presentato davanti alla bussola d’ingresso nel momento in cui stava entrando una dipendente: alto all’incirca un metro e ottanta, italiano, dalla maschera in lattice calata sul volto erano visibili solo gli occhi. Il rapinatore, secondo quanto appreso, è rimasto parecchio tempo all’interno dell’istituto di credito, almeno mezz’ora, intimando ai dipendenti di aprire cassaforte e cestello del bancomat. Non hai mostrato direttamente l’arma e teneva le mani in tasca.

Poi, racimolato l’ingente bottino, quasi 160 mila euro, è fuggito a bordo di un Fiat Doblò di un cliente che ha abbandonato all’inizio di una strada sterrata lungo via via Forni, verso la località Abbazia. Vi sono alcune somiglianze con le rapine avvenute sempre alla Pop Lodi a Senna Lodigiana alcuni mesi fa. La rapina ieri ha avuto uno strascico polemico legato alla sicurezza.

"In paese l’impianto di videosorveglianza comunale c’è ma non funziona, dopo che l’allora commissario prefettizio lo aveva disattivato – spiega il consigliere comunale del gruppo Uniti per Santo Stefano Lodigiano, Mauro Bonfanti –. Il problema è che sono passati ormai un paio di anni e, nonostante abbia sollecitato il ripristino anche attraverso una mozione non è stato fatto nulla. L’esistenza di un gruppo di controllo di vicinato, a cui era stata segnalata tra l’altro un’intrusione in un cortile vicino alla banca poco tempo fa, è una buona cosa, ma ha un altro scopo, solo di deterrenza. Inoltre in paese non c’è nemmeno attiva una convenzione per avere a disposizione un vigile urbano. Santo Stefano, dal punto di vista della sicurezza, è abbandonato".M.B.