Licenziata per un tatuaggio, la battaglia di Arianna: Jacobs mi aiuti a cambiare la norma

L'ex poliziotta, cacciata per un tatuaggio rimosso, chiede che la legge sia uguale per tutti: campioni e semplici agenti. E fa appello proprio alla medaglia d'oro dei 100 metri

Arianna Virgolino (nel riquadro il tatuaggio rimosso) e l'oro olimpico Marcell Jacobs

Arianna Virgolino (nel riquadro il tatuaggio rimosso) e l'oro olimpico Marcell Jacobs

Guardamiglio (Lodi), 5 agosto - Arianna Virgolino, la 32enne ex agente della Stradale di Guardamiglio, licenziata il 7 novembre 2019 dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso del ministero dell'Interno escludendola per un tatuaggio (già rimosso) sul polso, non si arrende. E ora che Marcell Jacobs, poliziotto e tatuato, ha vinto l'oro nei 100 metri, Arianna ha deciso di iniziare una nuova battaglia perché nessun agente sia discriminato, come è succeso a lei per un segno sulla pelle. Per quella coroncina, tatuata a 18 anni, ben prima del concorso del 2018, e cancellato prima di diventare una poliziotta, Arianna Virgolino era stata definita un "nocumento all'immagine della Polizia di Stato". Una valutazione troppo severa secondo tanti lettori che sui social hanno deciso di sostenere Arianna e la sua battaglia per chiedere di eliminare dal regolamento della Polizia di Stato la normativa che vieta la presenza di tatuaggi su parti del corpo visibili con la divisa. 

Il tatuaggio costato la divisa ad Arianna Virgolino
Il tatuaggio costato la divisa ad Arianna Virgolino

Virgolino, che oggi lavora come barista in una piscina, ripercorre ogni giorno gli ultimi due anni della sua vita. A partire dal concorso superato nel 2018, al momento del secondo accertamento medico, quando viene esclusa per la cicatrice sul polso, al suo ricorso vinto al Tar e il suo ingresso alla Stradale di Guardamiglio. Fino al 7 novembre 2019, poche ore dopo aver ricevuto il premio del prefetto di Lodi Marcello Cardona (per aver sedato una violenta rissa a Casalpusterlengo mentre era fuori servizio), arriva la sentenza del Consiglio di Stato che la esclude proprio per quel vecchio tatuaggio. Da quel momento inizia la sua battaglia per riprendersi la propria vita.

Nell'ultimo anno, l'ex agente ha fatto sentire la sua voce: è andata in televisione a raccontare la sua storia e ha inviato una lettera al capo della Polizia Franco Gabrielli, senza però ricevere risposte. Proprio l'assenza delle istituzioni l'ha convinta a chiedere aiuto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.