«Trattiamo solo per la bonifica»

EcoAdda, il comitato: non lasceremo il processo in cambio di soldi

IL SEQUESTRO La Guardia di finanza mise i sigilli per la prima volta alla discarica nel 2015. In basso a destra, Mario Forti, presidente del comitato

IL SEQUESTRO La Guardia di finanza mise i sigilli per la prima volta alla discarica nel 2015. In basso a destra, Mario Forti, presidente del comitato

Lodi, 15 marzo 2019 - «Ecoada ci ha contattato per chiederci di conciliare e ritirarci dal processo: noi però andremo fino in fondo a questa storia». La circostanza è stata svelata ieri da Mario Forti, il presidente del Comitato di cittadini che da anni lotta contro la discarica di Cavenago d’Adda, in tribunale a Lodi a margine della terza udienza del processo che vede imputati i vertici della società che gestiva l’impianto provinciale finito sotto sequestro per la prima volta nel 2015. Il Comitato di Forti, il primo gruppo di cittadini che nel Lodigiano viene ammesso a un dibattimento giudiziario, tiene duro e punta scoprire i misteri che avvolgono la discarica.

A processo sono finiti i vertici della società EcoAdda, società ora in liquidazione, di proprietà in parte della Provincia e di Waste Italia. I quattro imputati, Giuseppe Chirico, Massimo Cozzi, Michele Mantiglia Carta e Roberto Maggio, sono accusati di aver effettuato un’attività di smaltimento dei rifiuti non pericolosi in assenza però della prescritta autorizzazione. In particolare smaltivano nella discarica di Cavenago d’Adda ingenti quantità di rifiuti dichiarati falsamente Cer 19.12.12. (rifiuti urbani), mentre in realtà si trattava di rifiuti che non erano sottoposti al trattamento preliminare necessario allo smaltimento definitivo in discarica. I fatti contestati si sono svolti dal 17 novembre 2014 al 12 marzo 2015. Oltre al Comitato, anche il Comune di Cavenago è stato accolto come parte civile e potrà chiedere alla società EcoAdda i danni per la discarica.

Ora, però, la società sembra determinata a chiudere la vicenda, quella almeno legata ai risarcimenti alle parti civili in caso di condanna, chiedendo alle due parti offese di accettare un compenso economico. Il Comitato e probabilmente anche il Comune tireranno dritto. «Abbiamo già respinto la richiesta – svela il presidente del Comitato, Mario Forti –. Siamo pronti a trattare solo se EcoAdda ci assicura di provvedere all’abbattimento e poi alla bonifica della discarica. Queste sono le nostre condizioni, perché l’area è pericolosa e necessita di un intervento costoso per risanare il sito».

L’udienza di ieri è stata subito rinviata per un difetto di notifica per uno degli imputati. In aula si tornerà il 6 maggio.

Intanto, restano aperti altri filoni sulla vicenda della discarica di Cavenago. Il primo a Brescia, per conferimenti di materiale non inertizzato, e un altro procedimento legato alla Corte dei conti per un danno erariale da parte del Comune di Cavenago d’Adda. «La situazione è critica – spiega Forti –. La politica su questa vicenda è assente. La Provincia e il presidente Francesco Passerini non hanno fatto nulla: il sito resta abbandonato e in attesa di essere bonificato».