Lodi, servizi troppo cari: niente scuola per i figli di stranieri

Difficoltà con le nuove norme per due famiglie egiziane

SALASSO Omar (a destra) è andato in Egitto senza potersi procurare i documenti. Dovrebbe pagare 640 euro al mese per mensa e scuolabus

SALASSO Omar (a destra) è andato in Egitto senza potersi procurare i documenti. Dovrebbe pagare 640 euro al mese per mensa e scuolabus

Lodi, 17 agosto 2018 - Omar è in Italia da 18 anni e ha sempre lavorato. Nel 2000 ha lasciato l’Egitto ed è arrivato a Lodi dove lavora come operaio metalmeccanico. Oggi ha 34 anni ed è cittadino italiano già da tempo. A Lodi sono nati i suoi tre figli di 12, 10 e 3 anni. Qui, a Lodi, in zona San Grato, vive con la moglie che ha deciso di raggiungerlo in mezzo alla Pianura Padana solo qualche anno dopo la sua partenza e che non ha ancora ottenuto tutte le carte per ottenere la cittadinanza. Un problema che fino a pochi mesi fa non era rilevante, ma che ora rischia di compromettere la vita di tutta la famiglia di Omar. A complicare la situazione è la stretta sui servizi sociali decisa dalla Giunta leghista del sindaco Sara Casanova il 5 ottobre scorso.

La maggioranza in Consiglio ha infatti approvato l’obbligo per i cittadini extracomunitari (circa 4.200 in città) di presentare, se vorranno ottenere esenzioni o essere inseriti nelle liste per gli alloggi popolari, non una semplice autocertificazione ma un documento, autenticato dalle autorità consolari del loro Paese d’origine, che attesti la situazione patrimoniale. Il giro di vite sta portando enormi problemi alle famiglie di stranieri che con l’avvio dell’anno scolastico non sono riusciti a presentare le domande di esenzione e dovranno pagare per intero le spese scolastiche per i figli. Un dramma per Omar che, tra spese di scuolabus e mensa scolastica, dovrà spendere oltre 320 euro al mese per ciascuno dei suoi due figli più grandi, entrambi alle elementari.

«Guadagno quanto un semplice operaio – spiega Omar –. È una spesa che non posso sostenere». Il 34enne però non si è arreso e nelle ultime settimane è stato in Egitto per cercare di raccogliere tutta la documentazione per certificare lo stato patrimoniale della moglie casalinga. «Sono stato in Egitto per cercare in tutti i modi di fare i documenti – racconta –. Ho speso oltre mille euro tra viaggio e timbri. La documentazione però non è completa e in Egitto non è così facile ottenere tutti i documenti. Se il Comune dovesse non accogliere la mia richiesta non potrò mandare i miei bambini a scuola».

La stessa situazione rischia di mettere fuori gioco Seber Gommar, egiziano di 39 anni, con un lavoro precario, anche lui con la cittadinanza italiana. Da quasi 20 anni vive a Lodi e i suoi due figli rischiano di non iscriversi a scuola. «Finora solo una famiglia è riuscita a ottenere l’ok degli uffici comunali – dice Abdelrahman El Said, dell’associazione culturale Al-Rahma –. È una scelta discriminante che sta portando gravi disagi a tante famiglie di stranieri che vivono in città. È un passo indietro che può avere ricadute pesanti per Lodi».

Sulla questione è in corso una battaglia legale. Il 6 novembre i consiglieri comunali di Pd, M5S e i civici 110&Lodi, Gendarini sindaco, Lodi civica e Giuliana Cominetti, oltre agli esponenti di Lodi Comune solidale, Asgi (onlus per gli studi giuridici sull’immigrazione) e Naga, che si occupa di integrazione, chiederanno al tribunale civile di Milano di sospendere il provvedimento.