Lodi, oratorio San Giuseppe chiuso: che rabbia

Era un punto di ritrovo per anziani che giocavano a carte e bocce

Il San Giuseppe

Il San Giuseppe

Lodi, 10 ottobre 2018 - “Il convegno San Giuseppe è definitivamente chiuso” recita un cartello sull’ingresso retrostante l’oratorio dell’Ausiliatrice, lungo via Battisti, che dà proprio sulla struttura, voluta da don Luigi Savarè (nel 2019 il 70esimo della morte), dove, fino ad agosto, si giocava a bocce o a carte, bevendo qualcosa al bar.

«La parrocchia non riesce a sostenere il debito – spiega Angelo Tavazzi, 79 anni, che si ritrovava lì con una trentina di persone, a giocare a ‘scala 40’, ‘sbarazzina’ o marianna’ –. Ma con il convegno scompare una pezzo della vecchia Lodi e, a fronte di una popolazione che invecchia, molti non sanno più dove ritrovarsi. Nei bar non ti fanno giocare a carte, consumi troppo poco, così alcuni sono andati in altri oratorio. Una dozzina di noi si era offerta di tenere aperto a turno la struttura del convegno, facendo volontariato, almeno fino a fine anno. Ma ci è stato detto di no. Adesso ho trovato un barista che sarebbe disponibile a prendere in gestione il circolo, pagando un affitto alla parrocchia. Basterebbe dare una tinteggiata e cambiare la caldaia».

Nel 2015 erano stati spesi 40 mila euro per rifare il tetto. «Io vado in altri circoli, ma il problema degli spazi per anziani esiste – aggiunge Giovanni Acampora –: quelli meno in salute non escono più di casa». «Andare lì a giocare a carte o a bocce, dalle 13.30 alle 19, era una sfogo – sottolinea Pierangelo Premoli –. Ora siamo sparpagliati in altre parrocchie, ma non è facile trovare posto, soprattutto a San Bernardo». Nel circolo di viale Piacenza, dove ci sono una tripla pista di bocce e un bar, i tavoli, infatti, sono tutti esauriti. «Al San Giuseppe, 40 anni fa, c’erano 600 iscritti, poi è mancato il ricambio generazionale – spiega Pierangelo Ferrari, 74 anni, vice presidente del Convegno fino al 2017, quando si è dimesso per problemi di salute –. Resta l’amaro in bocca. Come bocciofila organizzavamo gare di alto livello: era il campo migliore della città. I problemi sono iniziati coi parcheggi a pagamento. Poi il calo dei soci per anzianità, le bollette. Si poteva tentare di resistere dando vita ad una cartofila: ma ormai eravamo troppo in pochi. L’ipotesi del bar in gestione? Non avrebbe i prezzi da circolo».

«Chiusa la bocciofila, nel 2017, sono venuti meno anche 2 volontari che gestivano i locali e le persone che si sono offerte sono troppo anziane per garantire aperture e pulizie - spiega don Vincenzo Giavazzi, parroco all’Ausiliatrice da un anno -. Prima il convegno si gestiva in autonomia, coprendo anche le spese. Dare la gestione ad un bar commerciale è impossibile. Sarà interesse del consiglio pastorale decidere come utilizzare l’immobile senza mandarlo in malora».