Respinta la richiesta choc della Fabiani da 15 milioni

La vicenda risale a 10 anni fa quando iniziò il braccio di ferro sulla tangenziale di Codogno

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Sospiro di sollievo per la Provincia di Lodi: la richiesta di risarcimento choc da 15 milioni inserita nella causa intentata nel 2018 dall’ingegner Vittorio Fabiani, socio della Fabiani spa, per il fallimento della sua impresa, è stata respinta. La Corte d’Appello nel primo pomeriggio di ieri ha infatti sentenziato che non c’è stato alcun danno né diretto né indiretto cagionato dalla Provincia alla Fabiani nella lunga vicenda che vedeva contrapposte le parti, e la cui genesi risale al 2012.

La storia è infatti molto lunga: dieci anni fa esatti iniziò il braccio di ferro tra l’ente e l’impresa, aggiudicatasi i lavori di costruzione della tangenziale alla Provinciale 234 a Codogno. Infatti, dopo alcuni ritardi nel cantiere, il rapporto tra Provincia e Fabiani finì a carte bollate con il mancato saldo degli stati d’avanzamento dell’opera da parte dell’ente lodigiano, seguito da un’ingiunzione di pagamento della Fabiani, a cui la Provincia di Lodi rispose con il pignoramento dei conti aziendali.

Il contenzioso finì con una transazione tra le parti e con la Provincia che pagò 2 milioni e 700mila euro. Questione finita? Macché. Nel 2018 è stato proprio Vittorio Fabiani come persona fisica a trascinare la Provincia in Tribunale chiedendo, appunto, 15 milioni di risarcimento, ritenendo l’ente causa della crisi finanziaria e del successivo ricorso al concordato proprio a causa del pignoramento dei beni.

"Chiediamo di accertare la responsabilità della Provincia di aver provocato, con l’azione esecutiva per noi illecita, la crisi finanziaria della società e la necessità di ricorrere alla procedura di concordato preventivo", aveva ribadito a suo tempo la società. Ma già in primo grado, l’anno scorso, il Tribunale aveva dato ragione alla Provincia ("La situazione economica della Fabiani era già compromessa e non è provato il nesso di causalità materiale tra la condotta della Provincia e il dissesto della impresa orobica", si legge nel dispositivo) e ora è arrivata anche la sentenza della Corte d’Appello con la relativa condanna a pagare le spese attribuite alla controparte.

Mario Borra