Lodi, reti ciclabili: la mappa delle sofferenze

Nonostante cantieri in corso e riaperture, troppe piste sono malridotte o corrono lungo tracciati sbiaditi: "Si pedala a memoria"

Pista ciclabile

Pista ciclabile

Lodi, 14 gennaio 2020 - Un degrado lungo circa 39 chilometri. Buona parte delle piste ciclabili della città sono caratterizzate dalla scarsa manutenzione. A segnalarlo è l’associazione Fiab Ciclodi, che da anni si batte per una città a misure di bicicletta e a Lodi conta circa 300 tesserati. Sulle ciclabili i problemi si sono accumulati negli anni. A partire dalla zona di viale Milano, un vero incubo per i ciclisti: la pista è tracciata con dello spray e ormai da anni la Fiab ne segnala la pericolosità. Ma non solo. "La manutenzione è carente in tanti punti - spiega il presidente di Fiab Ciclodi, Giuseppe Mancini -. La segnaletica è inesistente e le strisce per terra sono sbiadite in tanti punti. I ciclisti lodigiani sono costretti a viaggiare a ricordo, e questo non va bene".

Qualche novità interessante potrebbe arrivare con Colleg’Adda, vecchio progetto, che prevede l’adeguamento e la messa in sicurezza di 12 dei 39 chilometri già facenti parte della rete ciclabile cittadina. Ma per l’associazione ci sono delle perplessità. "Il Comune ha scelto di procedere con diversi cantieri - dice Mancini -. Tutti i progetti del ponte su via Sforza, il ponte nella zona industriale che collegherà a cascina Paderno, il pezzo di strada che porta a Montanaso e sulla ciclabile di in via San Bassiano. Sono tutti cantieri aperti ma non ancora completati. E ci vorrà almeno un anno. Per i ciclisti diventa un percorso a ostacoli molto pericoloso". L’altro problema importante è quella della sosta delle auto sulle piste ciclabili. In via Nino Dall’Oro, per esempio, dove non c’è uno spazio di carico e scarico, molti furgoni parcheggiano e creano disagi ai ciclisti. "La Giunta Casanova dovrebbe intervenire per risolvere il problema nella zona", segnala Mancini che aggiunge anche i problemi legati alle buche che ormai da tempo caratterizzano le strade di Lodi. "Problema enorme anche per i pedoni - dice il referente di Fiab Ciclodi -. Bisogna creare le condizioni per convincere i lodigiani a muoversi in bicicletta in città, ma con strade in queste condizioni diventa pericoloso per tutti. L’attenzione del Broletto su questo tema è un po’ carente". 

Anche il centro storico rappresenta più di una trappola nella Zona 20, di via Magenta e di corso Archinti e all’uscita dalle scuole. "Mancano azioni concrete per far diminuire il numero di auto che regolarmente si dirige verso gli istituti in orario di uscita da scuola", aggiunge. Un sollievo, a fine anno, è arrivato dalla riapertura della Lodi-Boffalora, la ciclabile chiusa per un anno e mezzo a causa dei crolli della Cattedrale vegetale di Giuliano Mauri (abbattuta dal Comune il 23 dicembre scorso). Per tutto il periodo di chiusura della tratto, i ciclisti lodigiani che risiedono a Revellino e Campo Marte sono stati costretti a percorrere viale Piave in condizioni di grave difficoltà con rischi costanti di essere investiti da camion e auto che entrano ed escono dalla città. "Dispiace per l’opera che è stata abbattuta - dice Mancini -. Ora confidiamo che lo studio di fattibilità fatto dal Broletto sulla viabilità di viale Piave non venga perso: siamo convinti che una pista ciclabile potrebbe essere utile anche in quella zona per far transitare i residenti dell’Oltreadda".

Per il 2020 il sogno si chiama ciclabile sulla via Emilia, in grado di collegare San Donato Milanese a Lodi con una pista dedicata su due ruote. "Abbiamo incontrato i sindaci - spiega il presidente Mancini -. Entro la fine del mese faremo un incontro a Lodi. La pista ciclabile potrebbe essere una bella opportunità per coinvolgere i Comuni del Sud Milano e del Lodigiano attraversati dalla strada statale".