San Martino in Strada, la Pergola chiude: "Il giudice ci ripensi"

Lavoratori licenziati. Picchetto dei dipendenti ai cancelli: ci hanno rovinato il Natale

Il presidio dei lavoratori davanti all’ingresso del centro ricreativo che si trova alle porte del capoluogo (Cavalleri)

Il presidio dei lavoratori davanti all’ingresso del centro ricreativo che si trova alle porte del capoluogo (Cavalleri)

San Martino in Strada (Lodi), 27 dicembre 2018 - Le lettere di licenziamento sono arrivate il 20 dicembre. È stato un Natale amaro per una quarantina di lavoratori della Pergola di San Martino in Strada. "Il nostro panettone è avvelenato", hanno detto i dipendenti lunedì mattina, alla vigilia di Natale, durante il presidio che si è tenuto davanti ai cancelli del centro sportivo e ricreativo inaugurato nel 2009 e chiuso dal giudice del tribunale di Lodi dopo sei mesi di gestione dell’amministratore giudiziario che, con la creazione di una nuova società, avrebbe dovuto garantire la continuità lavorativa del centro.

"Ci hanno rovinato il Natale", ha aggiunto una delle quindici dipendenti assunte a tempo indeterminato che per nove anni ha lavorato alla Pergola. "Ho visto questa struttura nascere, crescere e ora chiudere – ha spiegato la donna, che lavorava come impiegata –. Dall’arrivo dell’amministratore giudiziario la situazione è peggiorata sempre di più. La chiusura è un dramma perché oltre ad aver perso il lavoro, temo che non recupereremo più gli stipendi di novembre, dicembre e la tredicesima". Nuovo calvario per il complesso immobiliare di 48mila metri quadri che comprende tre ristoranti, due bar, una discoteca, una palestra, un negozio, un centro benessere, campi da calcetto e da tennis, una piscina coperta e una scoperta con spiaggia artificiale che il 6 giugno era finito al centro di un’inchiesta giudiziaria della procura di Lodi. Il gip di Lodi aveva infatti dato l’ok al sequestro preventivo del centro dopo che a fine 2017 il titolare, Giovanni Samarati, impreditore lodigiano, era stato denunciato per aver omesso di dichiarare i propri redditi, dal 2013 al 2016. Tecnicamente si trattava di un sequestro per equivalente del valore delle imposte ritenute evase: a fronte di una presunta evasione fiscale per 14 milioni di euro, secondo la Finanza non sarebbero stati versati tra l’altro contributi Inps per 117.300 euro su una base contributiva di 1,2 milioni di euro, dato che nel solo 2013 risulta che l’azienda contasse 104 lavoratori dipendenti.

Intanto la struttura che era finita all’asta, sempre a giugno, era stata aggiudicata per 2,650 milioni di euro (rispetto ai 6,270 di valore degli immobili stimati nel 2017) a una società di investimenti immobiliari. E con la chiusura della società creata dall’amministratore giudiziario e l’invio delle lettere di licenziamento si da corso all’aggiudicazione dell’asta. Al presidio dei lavoratori della Pergola hanno partecipato anche gli esponenti del sindacato Cgil. "Chiederemo al giudice di ripensarci – spiega il sindacalista Guido Scarpino –. Prima però aspettiamo un incontro in prefettura per informare le istituzioni di quello che sta accadendo. È stata una decisione sbagliata, un fulmine a ciel sereno perché il centro aveva ripreso a lavorare. I dipendenti sono amareggiati e in enorme difficoltà. Oltre a quelli con contratto a chiamata, circa 25 su 40, a pagarne le conseguenze sono soprattutto quelli con contratto che stanno aspettando gli stipendi".