Teresa e Trifone uccisi, confermato ergastolo all'ex inquilino: "Giustizia è fatta"

Il padre della ragazza lodigiana: un verdetto atteso da tempo, ma nessuno ci restituirà nostra figlia

Trifone e Teresa

Trifone e Teresa

Zelo Buon Persico (Lodi), 14 gennaio 2021 - Ora la condanna è definitiva. La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Giosuè Ruotolo, il 31enne ex militare di Somma Vesuviana (Napoli) accusato di aver ucciso il 17 marzo 2015, con una serie di colpi di pistola nel parcheggio del palasport di Pordenone, il commilitone Trifone Ragone, 28enne caporal maggiore dell’Esercito, e la fidanzata, la lodigiana Teresa Costanza, 30 anni, broker assicurativa, originaria di Zelo Buon Persico. L’imputato, che si è sempre proclamato innocente, ha atteso nella sua cella nel carcere di Belluno il verdetto dopo essere stato condannato all’ergastolo l’8 novembre 2017 in primo grado dalla corte d’Assise di Udine, sentenza poi confermata l’1 marzo 2019 in Corte d’assise d’appello di Trieste.

A convincere gli ermellini non è bastata l’arringa dell’avvocato cassazionista Franco Carlo Coppi, 82 anni, noto per aver difeso, tra gli altri, Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, che ieri ha affiancato gli avvocati Giuseppe Esposito - "la verità processuale va accettata e rispettata, anche quando non coglie la verità degli accadimenti" ha commentato - e Roberto Rigoni Stern per la difesa dell’ex militare, in carcere dal 6 marzo 2016. Presente ieri in aula anche il padre di Teresa: "È una sentenza che aspettavamo da tempo – ha spiegato Rosario Costanza –. Giustizia è stata fatta, ma nostra figlia nessuno potrà restituircela. Siamo noi ad essere condannati a vita". Era martedì 17 marzo 2015, poco prima delle 20, quando Giosuè Ruotolo aveva fatto esplodere almeno cinque colpi di pistola contro Teresa e Trifone che in quel momento si trovavano nella loro auto dopo essere usciti dalla palestra di Pordenone. Le lunghe indagini hanno dimostrato che in quegli istanti anche Ruotolo si trovava in quel parcheggio, come secondo l’accusa sarebbe stato confermato dalle telecamere di videosorveglianza che avevano inquadrato proprio l’Audi grigia dell’imputato.

«Ero andato in palestra per allenarmi ma sono andato via perché non ho trovato un parcheggio", disse. Poi ammise di essere andato anche nel poco distante parco di San Valentino di Pordenone: nello stesso laghetto in quel parco, mesi dopo, venne trovata la pistola con cui i fidanzati furono assassinati. Per la procura di Pordenone, Ruotolo avrebbe ucciso la coppia per gelosia e rancore. Dalle indagini è infatti emerso che Trifone era venuto a sapere che la persona che da settimane insultava e molestava via chat la sua fidanzata Teresa era proprio Giosuè, il suo ex inquilino nonché commilitone. Il 31enne aveva creato dal pc che usava dalla caserma di Cordenons dove prestava servizio il falso profilo Facebook ‘Anonimo Anonimo’, attraverso il quale fingeva di essere una donna, amante di Trifone, che insultava Teresa Costanza per indurla a lasciare Ragone. Per questo Trifone malmenò Ruotolo e lo minacciò di denuncia. Intimidazione che per l’accusa preoccupò molto Ruotolo, che temeva che una querela avrebbe compromesso per sempre la sua carriera nella Guardia di Finanza.