Omicidio di Pordenone, le parti civili: "Ruotolo ha mentito"

Per gli avvocati di parte civile: gli indizi a suo carico sono evidenti

Teresa Costanza e Trifone Ragone, assassinati il 17 marzo 2015

Teresa Costanza e Trifone Ragone, assassinati il 17 marzo 2015

Zelo Buon Persico (Lodi), 8 dicembre 2018 - «Sono le stesse bugie raccontate da Ruotolo agli inquirenti a inchiodarlo». Per gli avvocati di parte civile è stato Giosuè Ruotolo, 29 anni, ex militare campano, l’autore del duplice omicidio della lodigiana Teresa Costanza e del militare Trifone Ragone uccisi nel parcheggio del palasport di Pordenone il 17 marzo 2015. La richiesta dei sei legali delle famiglie delle vittime è stata ascoltata con attenzione dalla Corte d’Assise d’Appello di Trieste dove si sta tenendo il processo di secondo grado. Ha ascoltato tutte le arringhe impassibile in aula l’imputato Ruotolo, che in primo grado a Udine è stato condannato all’ergastolo, e continua a proclamarsi innocente. «È un uomo che non ha detto la verità – spiega l’avvocato Gabriele Triolo che in aula ha parlato a nome della famiglia Costanza –. Gli indizi a suo carico sono evidenti. Si è tolto i vestiti nel parcheggio rapidamente prima di salire in macchina e lasciare il luogo del delitto. La sua presenza nel parcheggio quella sera è stata confermata dalle telecamere della videosorveglianza. Il fatto di non aver trovato tracce nella sua auto e i vestiti non è un elemento che esclude la presenza di Ruotolo sulla scena del delitto». Anche il procuratore generale Carlo Sciavico ha chiesto alla Corte nell’udienza di novembre di condannare l’imputato Giosuè Ruotolo.

Per l'accusa Ruotolo ha ucciso in un clima di odio e sete di vendetta maturato nei confronti del commilitone Trifone Ragone. Tra i due infatti c’era stata anche un’aggressione dopo che il militare pugliese era venuto a sapere che la persona che da settimane insultava e molestava via chat la sua fidanzata Teresa, era proprio Giosuè. Lui aveva creato dal pc che usava nell’ufficio della caserma di Cordenons dove prestava servizio, il falso profilo Facebook “Anonimo Anonimo”, attraverso il quale fingeva di essere una donna, amante di Trifone, che insidiava con ogni tipo di ingiuria Teresa Costanza per indurla a lasciare Ragone. Durante un chiarimento tra i due ex commilitoni, Trifone malmenò Ruotolo e lo minacciò di denuncia. Intimidazione che per l’accusa preoccupò molto l’oggi imputato, che temeva che una querela avrebbe compromesso per sempre la sua carriera nella Guardia di finanza. Il processo d’Appello proseguirà 18 gennaio 2019. In quella data toccherà agli avvocati Giuseppe Esposito e Roberto Rigoni Stern che assistono Giosuè Ruotolo prendere la parola. Per loro, che all’apertura del dibattimento avevano chiesto (e non ottenuto) alla Corte di effettuare una nuova perizia super parters sul luogo del delitto, Ruotolo non era presente nel parcheggio quando Teresa e Trifone venivano uccisi.