Omicidio di Pordenone: "Ruotolo non era in quel parcheggio"

Lodi, nuova perizia per riaprire il caso dell’omicidio Costanza-Ragone

Giosuè Ruotolo 28 anni condannato all’ergastolo in primo grado

Giosuè Ruotolo 28 anni condannato all’ergastolo in primo grado

Lodi, 14 maggio 2018 - Una nuova perizia sulla scena del crimine potrebbe riaprire il caso. Giosuè Ruotolo, il militare campano di 28 anni, condannato in primo grado all’ergastolo con due anni di isolamento diurno per il duplice omicidio della lodigiana Teresa Costanza, originaria di Zelo Buon Persico, e del fidanzato Trifone Ragone, caporal maggiore nella caserma di Cordenons, uccisi con sei colpi di pistola nel parcheggio del palasport di Pordenone il 17 marzo 2015, è innocente perché quella sera non era sul luogo del delitto. Ne sono sicuri gli avvocati difensori Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, che qualche giorno fa hanno presentato il ricorso alla corte d’Assise d’Appello di Trieste, dove si terrà il processo il secondo grado. La data dell’udienza non è ancora stata fissata, ma la richiesta dei legali di Ruotolo, che da marzo 2016 è in carcere a Belluno, è di affidare a un perito super partes l’esame della videosorveglianza del parcheggio del palasport di Pordenone la sera del 17 marzo 2015 intorno alle 19.

«Abbiamo le prove che Ruotolo è innocente», ha detto il legale di Ruotolo, Roberto Rigoni Stern. In 256 pagine di motivazioni della sentenza di primo grado, i giudici hanno passato al setaccio la vita di Ruotolo e i suoi rapporti con i commilitoni. Nelle ultime 90 pagine la corte d’Assise di Udine è entrata nel dettaglio del delitto. Secondo i giudici, il militare campano ha ucciso perché rischiava di essere denunciato da Trifone e Teresa per le molestie su Facebook. Se fosse stata aperta un’indagine, avrebbe dovuto rinunciare al concorso nella Guardia di finanza. Nel dispositivo si legge che Ruotolo «era presente nel parcheggio al momento del duplice omicidio». La presenza dell’unico imputato sul luogo del delitto è uno degli indizi emersi che, secondo i giudici, inchioderebbero Ruotolo. Una tesi che gli avvocati del militare di Somma Vesuviana hanno sempre respinto con convinzione.

Per questo, una perizia super partes (quindi gestita direttamente dal tribunale) potrebbe aiutare i giudici a ricostruire, per la terza volta, dopo le perizie tecniche della Procura e della difesa, dinamica e scena del crimine dell’agguato fatale teso all’uscita della palestra ai fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone il 17 marzo 2015. «Ai giudici chiediamo di riaprire il processo partendo da una nuova perizia sulla scena del crimine - spiega l’avvocato Roberto Rigoni Stern -. Durante il processo di primo grado sono emersi troppi dubbi e le deposizioni rese in aula da alcuni testimoni non hanno chiarito la vicenda. Non chiediamo di riascoltare i testi, ma crediamo sia fondamentale fare chiarezza sulla scena del delitto con una perizia del tribunale». Nelle motivazioni dell’appello, un ampio capitolo è stato dedicato anche alle incongruenze ravvisate nei racconti dei due ex coinquilini di Ruotolo e Ragone, ritenuti poco credibili dagli avvocati difensori.