Omicidio di Pordenone, "pugno in faccia a Trifone: potrebbe essere dell’assassino"

In aula il perito della difesa

Teresa Costanza e Trifone Ragone (Cavalleri)

Teresa Costanza e Trifone Ragone (Cavalleri)

Lodi, 10 giugno  2017 - Cinque colpi di pistola a bruciapelo, uno solo andato a vuoto. È quanto accaduto la sera del 17 marzo 2015 nel parcheggio del palasport di Pordenone alla lodigiana Teresa Costanza, trovata appoggiata al finestrino della sua Suzuki con al suo fianco il fidanzato 28enne Trifone Ragone, adagiato sul sedile passeggero col volto, ormai irriconoscibile, ricoperto di sangue. I due non hanno avuto neanche il tempo di reagire all’assalto del killer.

E' iniziata con la testimonianza di Vittorio Fineschi, consulente medico-legale, la 32esima udienza davanti alla Corte d’Assise di Udine del processo a carico di Giosuè Ruotolo, il militare campano di 27 anni accusato dell’omicidio dei fidanzati. Fineschi, ieri chiamato dalla difesa dell’imputato, ha ricostruito la vicenda: cinque colpi di pistola andati a segno, uno solo a vuoto, tutti a distanza ravvicinata. Trifone è stato raggiunto da tre colpi al capo, due sicuramente mortali e uno da distanza estremamente ravvicinata, circa 5-10 centimetri. Contro Teresa invece sono stati esplosi due colpi, di cui uno frontale, probabilmente mentre la 30enne stava girando la testa verso il suo assassino.

"Il medico legale ha notato sul volto di Trifone Ragone alcune lacerazioni dovute forse a un pugno ricevuto sul volto da una persona qualche giorno prima del duplice omicidio – spiega l’avvocato di Ruotolo, Roberto Rigoni Stern – Sappiamo di un sms inviato l’11 marzo 2015, solo sei giorni prima della tragedia, alla fidanzata Teresa Costanza, dove Trifone spiegava di essere stato aggredito dopo un’accesa litigata. Per noi potrebbe essere lui il colpevole". Si chiuderà entro la fine del mese l’istruttoria del processo. Mancano all’appello meno di una decina di testi della difesa di Giosuè Ruotolo. Poi sarà dato spazio a requisitoria e arringhe.