Delitto Pordenone, il nomade ingaggiato per uccidere: "Chi mi ha pagato temeva Teresa"

Kari: "Aveva paura di Teresa perché lei sapeva le loro cose, di soldi"

Mamma Carmelina e papà Rosario Costanza

Mamma Carmelina e papà Rosario Costanza

Lodi, 13 maggio 2017 - «Ce l'aveva con Teresa, non con Trifone. Aveva paura di Teresa perché lei sapeva le loro cose, di soldi. Se lei parlava, la famiglia di Bonomelli andava in rovina. Teresa sapeva qualcosa dell’omicidio di Brescia». Lorenzo Kari, nomade di 54 anni, in carcere a Padova per furto, ha confermato ieri alla Corte d’Assise di Udine la versione resa ai pm di Pordenone nel luglio 2015 quando svelò di essere stato ingaggiato per uccidere la lodigiana Teresa Costanza e il militare Trifone Ragone per 100mila euro dati dall’imprenditore bresciano Giovanni Bonomelli, implicato nell’indagine sull’omicidio di Tiziano Stabile, avvenuto a Bedizzole, nel Bresciano, nel novembre 2013. Kari, chiamato a testimoniare dalla difesa, è stato ascoltato nel processo a Giosuè Ruotolo, il 27enne militare campano, unico imputato per il duplice omicidio dei fidanzati, uccisi il 17 marzo 2015 a colpi di pistola nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone. Secondo Kari, Teresa doveva essere eliminata con Trifone perché conosceva il mandante dell’omicidio di Stabile.  La versione di Kari non ha mai convinto gli inquirenti, che lo hanno indagato per false informazioni e calunnia. In aula Kari ha raccontato che in cella aveva ricevuto la proposta da Bonomelli, precisando che sua intenzione non era quella di uccidere i fidanzati ma di truffare l’imprenditore. Dopo la scarcerazione, nel settembre 2014, un certo Mario aveva fatto visita a Kari a Forgaria (Udine), dove lui risiedeva, chiedendogli di fare un sopralluogo a Pordenone e in quell’occasione vide i fidanzati vicino alla caserma: «Io dissi a Mario se dovevamo ucciderli lì, ma lui disse che era troppo rischioso. Mi ha detto che dovevo tenere guanti per non lasciare impronte e poi pulire con la candeggina. Dovevo usare prima la macchina e poi la bicicletta, che però in seguito avrei dovuto ripulire per bene».