Fidanzati uccisi a Pordenone, Ruotolo: "Ho scritto io a Teresa. Tradita, doveva sapere"

Omicidio dei fidanzati a Pordenone: sui social Giosuè si spacciava per Annalisa, "il nome di una ragazza che aveva avuto Trifone"

Trifone Ragone e Teresa Costanza

Trifone Ragone e Teresa Costanza

Zalo Buon Persico (Lodi), 1 aprile 2017 - «Sì, quei messaggi li ho scritti io, d’accordo con i miei coinquilini». Giosuè Ruotolo, il 27enne militare campano unico imputato per il duplice omicidio della lodigiana Teresa Costanza e del fidanzato Trifone Ragone, uccisi nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone il 17 marzo 2015, lo ha ammesso ieri davanti alla Corte d’Assise di Udine. Incalzato dalle domande del pm Pier Umberto Vallerin, Ruotolo ha ammesso in aula di aver creato su Facebook un profilo anonimo dal quale ha inviato alcuni messaggi a Teresa allo scopo «di farle sapere che Trifone la tradiva con altre donne». «Ma l’idea - precisa - è stata dei miei coinquilini, Sergio Romano e Daniele Renna. Ho sentito che ne parlavano, ma non mi hanno interpellato. Il giorno dopo Romano è venuto da me e mi ha chiesto di scriverli dalla caserma perché lí c’era il wi-fi».    Su Facebook Giosuè si spacciava per Annalisa, «il nome di una ragazza che aveva avuto Trifone, l’unica che conoscevamo tutti e tre». Lo scopo della finta Annalisa era di mettere in guardia Teresa dai tradimenti di Trifone. Del profilo era a conoscenza anche l’ex fidanzata Maria Rosaria Patrone, che è indagata per favoreggiamento: «Le avevo fatto vedere solo i primi due messaggi, dicendole che era uno scherzo. A lei interessava solo essere sicura che io non la tradivo. Volevo farle capire che non uscivo con Trifone». Presenti in aula i genitori di Teresa Costanza, Carmelina e Rosario. Assenti, invece, Eleonora e Francesco Ragone, genitori di Trifone. Giosuè davanti alla Corte d’Assise ha anche dichiarato di «non essere mai venuto alle mani con Trifone, con cui c’è sempre stato un buon rapporto».   Per Ruotolo gli unici screzi con Trifone erano stati per il pagamento della tv, per la caparra dell’appartamento di via Colombo a Pordenone - dove Giosuè aveva convissuto con Ragone e gli altri coinquilini Renna e Romano - e sulle tensioni in casa per le donne che Trifone e un amico portavano nell’alloggio, dove fu danneggiato anche un divano. Screzi, secondo l’imputato, e nulla più. «Ruotolo ha raccontato la sua versione dei fatti - spiega l’avvocato Giacomo Triolo che assiste la famiglia di Teresa Costanza -. È chiaro, però, che più vanno avanti le udienze, più diventa chiaro il quadro accusatorio nei confronti dell’imputato».