Omicidio D'Amico, massacrò Antonella a coltellate: 30 anni anche in Appello

Lodi, il figlio della vittima: chiederemo i danni al Cie di Bari

Rocco Mazza con una foto della madre (Cavalleri)

Rocco Mazza con una foto della madre (Cavalleri)

Lodi, 23 giugno 2017 - La Corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna per Moussad Hassane, l’egiziano irregolare di 39 anni accusato di avere ucciso la lodigiana Antonia (da tutti conosciuta come Antonella) D’Amico di 54 anni. Trent’anni di carcere per tre coltellate con uno stiletto da 10 centimetri, due mortali dritte al petto. La vicenda risale al 17 maggio 2015. Antonella aveva tenuto nascosto ai figli la relazione turbolenta, con una denuncia per maltrattamenti presentata qualche mese prima dell’omicidio, con quello che sarebbe diventato il suo carnefice. Per Moussad Hassane, ieri presente in aula davanti ai giudici di Milano, è arrivata la sentenza di secondo grado che conferma quella di Lodi con rito abbreviato: 30 anni per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, oltre al risarcimento provvisionale di quasi un milione di euro alle parti civili.

La vittima abitava in corso Mazzini al civico 76, dove era stata trovata senza vita nel pomeriggio di domenica 17 maggio 2015 dai figli Rocco e Luigi Mazza, di 33 e 35 anni. Furono loro i primi a entrare nell’abitazione della madre poche ore dopo l’atroce delitto. Il corpo della donna nudo, riverso sul letto, tra le coperte sporche di sangue. Segni indelebili, nella mente dei figli, frutto della violenza inaudita dell’aggressione. "Appena sentita la sentenza ho avvertito un forte senso di giustizia – dice il figlio della vittima, Rocco Mazza –. Ho avuto modo di incrociare lo sguardo dell’assassino di mia madre. È stata una sensazione molto forte".

Un omicidio che, forse, si sarebbe potuto evitare. Hassane, infatti, qualche giorno prima dell’omicidio, era stato rilasciato dal Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Bari, dove era in custodia da qualche settimana in attesa di espulsione in seguito alla denuncia per maltrattamenti della D’Amico. E così per vendetta, l’egiziano, aveva preso il treno diretto a Lodi, si era recato a casa della donna e dopo una breve discussione l’aveva uccisa. Poi, la fuga. L’arresto, infatti, era avvenuto all’aeroporto di Fiumicino mentre si stava per imbarcare per tornare in Egitto. "La vicenda non è finita qui – prosegue Rocco Mazza –. Aspettiamo che la sentenza diventi definitiva, manca solo la Cassazione. Poi, stiamo valutando di chiedere i danni al Cie di Bari che ha liberato un pericoloso assassino".