"Noi, dottori con le mani legate"

Le difficoltà dei medici di famiglia nel mirino di Maria Grazia Artelli, destinata a San Rocco e Guardamiglio

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di Paola Arensi

"Il medico di medicina generale è solo, impossibilitato a lavorare in équipe con i colleghi ospedalieri e chiede un cambio di passo per dare risposte certe e tempestive ai pazienti". L’appello è del nuovo medico di San Rocco e Guardamiglio Maria Grazia Artelli, trasferitasi a gennaio, con alle spalle circa 30 anni di esperienza a Lodi. La dottoressa Artelli definisce il periodo attuale come "una situazione che i colleghi delle generazioni precedenti non avrebbero mai immaginato di vedere. Lo scollamento, sempre più profondo e grave, tra territorio e ospedale è palpabile. Dico solo che facciamo fatica a parlare con i colleghi ospedalieri, per confrontarci sui pazienti e avviarli verso l’intervento necessario o aiutarli a trovare posto per visite, esami strumentali, eccetera".

La cura degli acuti e le Case di comunità, su cui sta puntando molto l’Azienda sociosanitaria territoriale di Lodi, aprendo gradualmente strutture ad hoc, per Artelli potrebbero funzionare ma occorre valutare nel tempo: "Sono bellissimi progetti che hanno radici antecedenti al Covid, periodo che ha evidenziato tutte le pregresse criticità del sistema, accentuandole. Purtroppo, a oggi, non abbiamo ancora indicazioni pratiche su come collaborare. Inoltre ci chiediamo come certe strutture potranno essere raggiunte da pazienti che abitano lontano (la Casa di comunità più vicina a San Rocco e Guardamiglio sarà avviata a Codogno in estate) – osserva – I pazienti hanno bisogno di vicinanza, non riescono a prenotare visite e ci vogliono mesi prima di poter dare loro una diagnosi e una cura".

Poi la sottolineatura: "Va dimenticata l’idea romantica di entrare in ambulatorio e uscire con la soluzione. Tanti hanno sfiducia nel sistema e si rivolgono al privato per avere assistenza in tempi decenti. Altri arrivano con posticce auto-diagnosi, trovate online, ragionate con i parenti. Tutto questo si riflette in lamentele, disagi, problemi che noi siamo chiamati ad affrontare. Perché si domandano al medico di famiglia soluzioni che purtroppo non ci sono".

Da qui la speranza che Asst trovi presto il modo di informare e coinvolgere direttamente, nelle novità della medicina territoriale, i medici di medicina generale. Permettendo loro di dare risposte certe a chi, quotidianamente, si reca negli ambulatori nella speranza di sapere come muoversi e soprattutto come potersi curare in tempi ragionevoli, senza dover ricorrere al privato.